UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

A Trani, il seme della “buona stampa”

«Restituire al quartiere la dignità che merita. Mettere in sinergia tutte le componenti pastorali a partire dallo scambio culturale e da spazi di incontro sempre nuovi». È il primo commento di don Enzo De Ceglie, parroco ai Santi Angeli Custodi di Trani, nel dare senso e seguito all’iniziativa «La Buona Stampa», giunta alla sua quinta edizione.
15 Novembre 2016

«Restituire al quartiere la dignità che merita. Mettere in sinergia tutte le componenti pastorali a partire dallo scambio culturale e da spazi di incontro sempre nuovi». È il primo commento di don Enzo De Ceglie, parroco ai Santi Angeli Custodi di Trani, nel dare senso e seguito all’iniziativa «La Buona Stampa», giunta alla sua quinta edizione. Al termine di ogni Messa prefestiva e festiva sono state distribuite copie della stampa cattolica, tra cui Avvenire, attraverso un apposito stand allestito con cura da una rete di volontari, come i coniugi Carrera, da sempre sostenitori dell’iniziativa. «Il nostro quartiere – racconta il parroco don Enzo de Ceglie –, 9mila abitanti, definito Sant’Angelo o Trani Nord, in prossimità del carcere, è tra le periferie più popolose della città. Dopo anni di progressivo invecchiamento, ha subìto un nuovo ripopolamento di famiglie giovani, ma presenta anche tutte le caratteristiche della modernità: precarietà, mancanza di lavoro per la chiusura di numerose fabbriche del territorio, difficoltà ad avere figli, sacche di povertà, insediamento di rom con la conseguente sfida dell’integrazione, aumento delle ludopatie. Sicuramente la pastorale caritativa (assistiamo 140 nuclei familiari) e quella missionaria sono prioritarie, ma le comunicazioni sociali fungono da collante. Il mio predecessore don Michele Cirillo aveva avuto questa intuizione e noi vogliamo continuare sulla sua linea. Di libri e giornali se ne pubblicano tanti, forse troppi – aggiunge –, ma spesso sono fuorvianti per l’opinione pubblica. Cerchiamo invece di far capire quanto una lettura degli eventi non superficiale ma illuminata criticamente dalla fede cristiana, e dunque consapevole, e la formazione culturale in parrocchia tramite le catechesi a tema facciano la differenza in un mondo che cambia rapidamente, così come la conoscenza e l’apertura mentale alle differenti etnìe, che danno la possibilità di guardare oltre e abbattere i pregiudizi che condizionano pesantemente le relazioni e il vivere civile».

«L’esperienza di fede crea cultura e aggregazione – rimarca Domenico Carrera –, tanto più vera dopo l’esperienza del Sinodo diocesano. Cogliamo l’occasione anche per raccogliere fondi per i bisogni della Caritas. Nell’emergenza-terremoto, ad esempio, la solidarietà è straordinaria, specie 'dal basso'. È bello fermarsi dopo la Messa, la vita comunitaria si manifesta proprio dopo l’'andate in pace'. Poter scegliere e assaporare la buona lettura, la bellezza della carta, è un bel momento di vivacità». Come la 'Festa del ciao' celebrata con oltre 300 bambini e le loro famiglie, o lo scambio di libri, sfruttato anche per conoscersi. In attesa di ristrutturare un capannone in disuso per aprire una vera e propria biblioteca parrocchiale. «In questo ambizioso percorso – conclude don Enzo – ho inserito diverse coppie impegnate nel gruppo famiglia, nella liturgia, nella Caritas perché ritengo inestimabile il valore della famiglia cristiana, modello da imitare anche per chi non crede».

da Avvenire del 15 novembre 2016, pag. 28