UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Dialogo e ascolto, inizio da qui»

I social network diventano terreno per l'annuncio e la testimonianza di sacerdoti aperti al tempo digitale.
11 Aprile 2017

Essere prete e avere un blog comporta rischi. Sono tanti e le critiche, che non mancano, non mi lasciano indifferente, mi fanno riflettere e mi fanno pregare. So che Internet può avvicinare ai lontani ma anche allontanare dai vicini. Però continuo a pensare che se voglio essere un prete che sta in mezzo al mondo, che vuol fare della propria vita una preghiera, il mio compito è anche stare sul Web. Uso parole grosse: sono convinto che me lo chieda Dio. Che faccia parte - per me, non per tutti - della mia vocazione di prete. Il Web ha fatto aumentare il numero di letti della mia personalissima 'Chiesa- ospedale da campo'. E questo in aggiunta - non in sostituzione - degli ordinari compiti di confessioni, celebrazioni, catechesi, malati 'reali', giovani e così via.
Il sacerdozio è servizio, è donare cose sacre. Meglio: è rendere sacra la vita dell'uomo attraverso l'intimità di vita con Gesù. Essere prete comprende una spoliazione che porta a piegarsi per toccare e lavare l'umanità partendo da dove si è più in basso, più lontano, più sporchi: significa immischiarsi nella vita per redimerla. La mia vocazione è mettermi in ascolto delle persone, di affiancare la gente - anche del Web - in un cammino dove tutti hanno un pochino di verità e dove nessuno ce l'ha tutta intera e ne ha l'esclusiva. Perché la verità è una Persona, una sola, e si può solo incontrarLa. Per questo ho messo a fondamento del mio essere blogger non tanto l'apologetica quanto favorire il dialogo e l'incontro rispettoso. Il tentativo è arrivare, senza paura, a vite affatto convergenti con il Catechismo. Un prete senza ruolo liturgico ma prete più che mai. Perché rispettoso dell'identità altrui e della propria.
(don Mauro Leonardi)

da Avvenire del 11 aprile 2017, pag. 18