UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’ora degli animatori “digitali”

La rivoluzione negli strumenti e nel modo di conoscere la realtà indica la necessità di introdurre una figura adeguata.
13 Dicembre 2017

«I nuovi media sono strumenti da valutare e utilizzare con spirito critico al pari degli altri. Questo spazio virtuale costituisce un campo ampio, aperto, dai contorni ancora indistinti, impossibile da ridurre a una sola componente. È votato a interconnettere e mettere in relazione tra loro i dispositivi di produzione, di registrazione, comunicazione e simulazione. Diverse forme di integrazione tra queste tecniche e i media tradizionali (telefono, cinema, televisione, libri, giornali, musei) sono già in atto. Gli sviluppi possibili sono straordinari». Sono passati 13 anni da quando la Cei pubblicava Comunicazione e missione, il «Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa». E nel frattempo lo sviluppo sempre più accelerato delle tecnologie ha cambiato quasi tutto. Quasi. Perché nelle parole che il documento riporta al paragrafo 169 c'era già il quadro di riferimento di una rivoluzione allora in pieno svolgimento e che semplicemente ha affrettato il suo passo, sino a trasformarlo in una corsa, con la trasformazione del modo in cui conosciamo la realtà, ne decodifichiamo i messaggi, pensiamo, comprendiamo ciò che accade.
Non si può credere che questo rivolgimento non abbia riflessi sull'azione educativa e pastorale della Chiesa. L'incarnazione del Vangelo oggi passa anche per linguaggi e device digitali, capaci di un influsso di tale portata da richiedere l'acquisizione di sensibilità e competenze nuove, che fanno eco allo sforzo di tutti gli strumenti di comunicazione legati alla Chiesa italiana: da Tv2000 a Radio InBlu, dall'agenzia Sir ovviamente ad Avvenire, che cerca di far trovare ogni giorno in pagina elementi per decifrare la cultura digitale e far sentire i lettori a proprio agio in un mondo ormai diffusamente sagomato dalla comunicazione 2.0. La centralità del cittadino digitale e l'enfasi crescente sulle relazioni - per quanto virtuali - mettono la Chiesa in una posizione di oggettivo vantaggio nel cogliere le opportunità che l'era dei social network ha dischiuso. La fame di contenuti che vale la pena seguire - e che ai cristiani non dovrebbero far difetto - può aiutare a colmare il tratto di strada tra domande mai tanto diffuse e un' attesa di risposte autentiche di rado soddisfatta. È indubbiamente questo lo spazio che si apre agli «animatori digitali », ovvero a chi nella propria comunità voglia assumersi il compito di cooperare all'evangelizzazione a partire dalla coscienza dell' ambiente nel quale oggi si è chiamati a gettare le reti. Non ci sono schemi da mandare a memoria: ognuno è invitato ad aprire una strada.
La mappa aggiornata dell'e-Vangelo la disegneremo insieme.

Francesco Ognibene

da Avvenire del 12 dicembre 2017, pag. 28