UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Novara, la Chiesa resta in pagina. Il Vescovo Brambilla: “una prossimità che va custodita”

La diocesi piemontese rilancia la sua stampa settimanale. Il Vescovo, Mons. Brambilla, presenta il restyling grafico del gruppo di settimanali diocesani.
7 Novembre 2017

Costruire un giornale sempre più diocesano, espressione dell'unità della Chiesa gaudenziana e del cammino del Sinodo. Non solo un restyling grafico, quindi, ma una tappa verso il rinnovamento di una testata che ha ancora tanto da dare e da raccontare.
Si presenta con questi auspici la rinnovata edizione del settimanale diocesano novarese che si troverà in edicola a partire da questo venerdì 10 novembre. Nello scorso fine settimana è stato il vescovo Franco Giulio Brambilla a presentare la novità; con lui la direttrice Manuela Borraccino e il presidente del Consiglio di amministrazione, Marco Carmine.
«Il nostro obiettivo come settimanale - spiega Borraccino, nominata lo scorso gennaio - resta quello di far trovare ai lettori qualcosa che non trovano altrove: è questo il senso dell' accento posto tra le lettere delle nostre storiche testate, interamente rinnovate, ed è anche per questo che puntiamo sugli approfondimenti dal territorio, sui servizi che si occupano di lavoro, migrazioni, economia, vita della Chiesa, cammino del Sinodo diocesano appena concluso, con lo sguardo sull' Italia e sul mondo, e su storie emblematiche delle nostre comunità, storie che comunichino il bene e la speranza. Sezioni contrassegnate da diversi colori per appassionare i lettori anche con i tratti della grafica contemporanea».
Affiancati da uno dei migliori professionisti sul mercato editoriale, al giornale lavorano da mesi alla migrazione grafica: «Un impegno non indifferente - aggiunge Carmine - che ci vede impegnati da quasi un anno in un traguardo raggiunto, il full color, e in uno che raggiungeremo a breve: l'apertura della testata online legata a quelle cartacea».
Attualmente le nove testate della Stampa diocesana novarese escono con una foliazione complessiva di 72 pagine a settimana sull'area di una delle diocesi più estese d' Italia, comprendente le province di Novara, Verbano-Cusio-Ossola e parte di Vercelli, con due edizioni di 48 pagine nelle quali cambia il dorso centrale di 24 pagine (edizione nord e sud).
Le testate della Stampa diocesana novarese rappresentano l'approdo di un progetto per la stampa cattolica partito poco dopo la metà del XIX secolo.
Il settimanale diocesano respira in particolare la caratteristica di giornale molto orientato all' informazione locale, che è comune a tutti i settimanali delle diocesi del Piemonte. Nella definizione di monsignor Cacciami e dei suoi successori, resta «un giornale cattolico di informazione e non un giornale di informazione cattolica».
Un giornale che, per descrivere ciò che accade, parte da una ispirazione orientata al Vangelo e guarda in particolare al proprio territorio e alle proprie comunità. Ora che il Sinodo diocesano voluto da monsignor Franco Giulio Brambilla, e durato quasi tre anni, si è concluso lo scorso settembre con la sfida di 'lavorare insieme', la diocesi è stata suddivisa in 27 Unità pastorali missionarie nelle quali inizieranno cammini pastorali comuni fra gruppi di parrocchie in particolare su famiglie, giovani, iniziative caritative: «Il lavoro del giornale - chiosa Borraccino - è al servizio di questo progetto: il settimanale intende diventare sempre di più uno strumento di raccordo fra i vari territori della diocesi e delle nostre comunità». Sulle orme di don Cacciami, sacerdote, educatore e giornalista, a lungo consigliere nel Cda di Avvenire, appassionato di un giornalismo grintoso perché - diceva - il Vangelo non propone la tiepidezza e la mediocrità ma il coraggio e l'entusiasmo di vivere e pensare la fede come incontro.

L'intervista al Vescovo, Mons. Franco Giulio Brambilla.

Un settimanale con una lunga storia, immerso nell' ecosistema in cui convivono oggi la produzione e il consumo di notizie su carta, web, video, smartphone, tv, radio: il vescovo di Novara, e vicepresidente della Cei, monsignor Franco Giulio Brambilla presenta così il restyling grafico del suo gruppo di settimanali diocesani.

Cosa l'ha convinta a reinvestire nel settimanale diocesano in un tempo di crisi per l'editoria?
Il gruppo dei settimanali della nostra diocesi vanta una lunga tradizione e ha ricevuto un forte impulso dalla penna di monsignor Giuseppe Cacciami: chi non ricorda i suoi 'spilli'? Molti attendevano l'appuntamento del venerdì mattina per leggerli. Il suo è stato il primo funerale che ho celebrato dopo il mio ingresso a Novara: ricordo ancora la nitidezza e l'acume di alcuni suoi scritti. Non si poteva disperdere, si doveva anzi rinnovare quel patrimonio di informazione esistente da decenni nelle nostre comunità, e che tuttora ha uno zoccolo duro di affezionati lettori e collaboratori. Il nuovo impianto grafico obbligherà a scrivere meno, scrivere meglio: del resto oggi anche il nostro occhio di lettori si è abituato a una comunicazione più essenziale, il nostro tempo e la nostra attenzione restano fra i beni più preziosi, e i più contesi dalla pletora di media dai quali siamo bombardati tutto il giorno.

Quali le linee guida del settimanale diocesano?
I settimanali diocesani, è noto, sono giornali di prossimità, ovvero rendono prossimi i vicini; conservano le caratteristiche di capillarità, di ascolto e di sedimento nelle comunità. A questo aggiungerei la funzione insostituibile del racconto: il racconto delle nostre vite, potenzialmente assai più interessante di un tweet. Il racconto riveste tre caratteristiche: prende distanza dalla mera cronaca, collega i fatti individuandone il filo rosso, è infine aperto all' interpretazione e alla responsabilità del lettore. Questo è quanto un giornalismo di prossimità dovrebbe fare ancora oggi.

Mentre il 64% degli italiani si informa attraverso i social media, c' è ancora spazio per i giornali di carta?
I social hanno caratteristiche di portabilità, immediatezza, autorialità, disintermediazione che ci fanno interrogare su quale sarà il futuro del giornalismo. Io però resto convinto che, così come è passato quasi un secolo dalla stampa di Gutenberg alla piena circolazione di libri, ci vorrà tempo per la scomparsa della carta a favore dell' online.
(Paolo Usellini)

da Avvenire del 7 novembre 2017, pag. 26