UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Pompei: diocesi campane e “media education”

La Media education è stato il tema dell’incontro che lo scorso martedì, a Pompei, nella sede della Conferenza episcopale campana, ha riunito i responsabili degli uffici diocesani di comunicazioni sociali, secondo il programma del settore cultura e comunicazione della Cec.
5 Marzo 2013
La Media education è stato il tema dell’incontro che lo scorso martedì, a Pompei, nella sede della Conferenza episcopale campana, ha riunito i responsabili degli uffici diocesani di comunicazioni sociali, secondo il programma del settore cultura e comunicazione della Cec. La Media education – spiega il delegato regionale don Valeriano Pomari – è un’attività, educativa e didattica, finalizzata a sviluppare nei giovani informazione e comprensione critica circa la natura e le categorie dei media, le tecniche da loro impiegate per costruire messaggi e produrre senso, i generi e i linguaggi specifici». Una sfida culturale che riguarda anche la Chiesa in quanto agenzia educativa, sottolinea Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania e delegato episcopale Cec: «Mettersi alla prova ed essere presenti anche in questi campi è un investimento culturale – conferma –. Coinvolgere gli uffici diocesani nella scoperta di questi strumenti è il primo passo per il percorso verso le parrocchie e per una reale ricaduta sulla pastorale». La scelta di sensibilizzare i vari uffici diocesani alla Media education, precisa don Valeriano, «nasce dal documento Cei: Educare alla vita buona del Vangelo ». In particolare da tre punti: la mutevolezza del tempo presente con il suo carico di insoddisfazione per le difficoltà economiche e sociali; la grande difficoltà dell’opera educativa in questo contesto frammentato; la consapevolezza che la Chiesa non può avere un ruolo marginale in questa emergenza educativa. «Considerato ciò – afferma don Valeriano – e il fatto che Cristo rimane il Maestro, la Media education può essere uno strumento nuovo per superare i confini del nostro mondo clericale e per scalzare la mentalità corrente per cui è sufficiente saper usare un media per conoscerlo. C’è – osserva – la rincorsa a esserci senza preoccuparsi del perché e del come utilizzare gli strumenti di comunicazione che producono cultura, con la finalità dell’evangelizzazione». Monsignor Miniero commenta: «Credo che la comunicazione possa aiutare a ricollocare le diverse generazioni in una nuova esperienza di dialogo. Dobbiamo però, un po’ tutti, imparare a conoscere la comunicazione, le sue potenzialità educative, e le prospettive che offre per giungere a delineare una progettazione pastorale organica delle comunicazioni sociali. In questo contesto – conclude – si propone un nuovo stile di conoscenza e relazione per rispondere con professionalità e competenza alle esigenze di nuova evangelizzazione».