UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

BOB DYLAN: “Triplicate” (Columbia)

  Il vate più scorbutico e imprevedibile dell’epopea rock è di nuovo fra noi; a quanto pare ha deciso di ritirare anche il tanto chiacchierato Nobel, ma soprattutto di tornare a fare quel che ha sempre fatto: dischi e concerti. Tuttavia è da un po’ che alle composizioni autografe preferisce cimentarsi coi grandi classici di […]
3 Aprile 2017

 

Il vate più scorbutico e imprevedibile dell’epopea rock è di nuovo fra noi; a quanto pare ha deciso di ritirare anche il tanto chiacchierato Nobel, ma soprattutto di tornare a fare quel che ha sempre fatto: dischi e concerti.

Tuttavia è da un po’ che alle composizioni autografe preferisce cimentarsi coi grandi classici di quello che in gergo si definisce il grand american soongbook, ovvero la summa di quanto di meglio il pop statunitense ha proposto nella prima parte del Novecento.

E di questi classici (alcuni notissimi, altri degni di venir riscoperti) in questo Triplicate ce ne sono ben trenta, spalmati su tre cd. Una sorta d’ennesima colonna sonora dell’America moderna, quella frenetica delle grandi megalopoli urbane e quella dei grandi spazi aperti e talvolta desolati del Midwest e delle infinite province statunitensi. Un triplo che risponde a un bisogno quasi fisiologico del Nostro: mai agiarsi sugli allori, ma continuare a fare, seguendo l’istinto e le eruzioni della sua creatività artistica, e fregandosene altamente di tutto il resto.

Il risultato è un album di gran classe, elegante e appassionato insieme, cantato come il più improbabile dei crooner, ma assolutamente rispettoso dei gioielli che propone, col piglio di chi sa di essere tra i pochi eletti che possono fare a meno di qualunque etichetta. Perché Bob Dylan è Bob Dylan, e grazie a Dio continua ad esserlo, a prescindere dal campo dove decide di lanciare e giocare ogni sua nuova sfida.

(Franz Coriasco)