UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

DENAI MOORE: “We used to bloom” (Because Music)

Classe 1993, questa talentuosa fanciulla sta pian piano cercando di farsi largo nel sempre affollatissimo universo del music business. La black music è la sua galassia, nella quale Denai sguazza con sapienza tra le diverse desinenze stilistiche: il neo rhythmblues e il soul, il gospel, l’hip-hop, e qualche schizzo di jazz a impreziosire il tutto. […]
26 Giugno 2017

Classe 1993, questa talentuosa fanciulla sta pian piano cercando di farsi largo nel sempre affollatissimo universo del music business.

La black music è la sua galassia, nella quale Denai sguazza con sapienza tra le diverse desinenze stilistiche: il neo rhythmblues e il soul, il gospel, l’hip-hop, e qualche schizzo di jazz a impreziosire il tutto.

E’ una donna moderna: grintosa, determinata, con le idee chiare. E’ nata in Giamaica, ma è cresciuta nella pulsante periferia londinese; qui in italia sono ancora in pochi a conoscerla. Il suo modello di riferimento potrebbe essere Laureen Hill, ma qua e là si notano anche richiami a certe ipotesi di cantautorato minimalista.

Un disco che rivela una forte impronta autobiografica (e presumibilmente anche terapeutica nel rafforzare la propria autostima). Le sue canzoni parlano di temi impegnativi: la necessità di sapersi amare, il senso di solitudine e d’ansietà che genera la vita contemporanea, le ingiustizie planetarie, i travagli del cuore. Riflessioni poetiche avvolte da atmosfere sonore avvolgenti e prevalentemente notturne.

Un second-out elegante e promettente, sorretto da una gran voce che val la pena ascoltare con attenzione.

(Franz Coriasco)