UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Se “Lazio sette” va a ruba…

Ci sono in genere tre buoni motivi per leggere un giornale: per non essere fuori dal mondo, per formazione personale, per ritrovarsi nelle storie che vengono raccontate o nelle questioni che vengono poste. A un anno dall’uscita del nuovo Lazio sette, dalla rivoluzione dell’inserto domenicale di Avvenire si può dire che l’obiettivo sia stato raggiunto. La pila di giornali non rimane più in fondo alla chiesa aspettando che qualcuno si accorga della loro presenza, sono oggetto di attenzione e di discussione.
11 Dicembre 2014

Ci sono in genere tre buoni motivi per leggere un giornale: per non essere fuori dal mondo, per formazione personale, per ritrovarsi nelle storie che vengono raccontate o nelle questioni che vengono poste. A un anno dall’uscita del nuovo Lazio sette, dalla rivoluzione dell’inserto domenicale di Avvenire si può dire che l’obiettivo sia stato raggiunto. La pila di giornali non rimane più in fondo alla chiesa aspettando che qualcuno si accorga della loro presenza, sono oggetto di attenzione e di discussione. Il lettore è spinto dalla curiosità di sapere cosa accade in diocesi, cosa si fa in parrocchia, come si muove la Chiesa regionale, ripercorrere luoghi e città sfogliando le 14 pagine di cui è composto. Poi scopre che le firme sono volti noti che si incontrano in parrocchia, in diocesi, che vivono il territorio e tentano di raccontare quanto le comunità, le associazioni, i movimenti riescono a fare dal basso. È merito di chi in modo volontario ogni settimana si spende per tradurre in parole gli eventi e le emozioni. Responsabili per le comunicazioni sociali, diaconi, sacerdoti, giornalisti, fedeli, semplici cittadini che amano scrivere e raccontare.Per la prima volta la signora Maria, che tutte le sere guida la recita del Rosario, prende il giornale, guarda le foto, inizia a leggere i titoli; Pasquale, insegnante in pensione, la domenica inizia a comprare anche Avvenire per lo stupore dell’edicolante della piazza; don Carlo è contento di leggere sul giornale l’ultima attività della sua parrocchia; i ragazzi del gruppo giovani, soddisfatti, vedono la propria foto sulla carta stampata. Iniziano a spuntare foto sui social di articoli tratti dall’inserto regionale, gli intervistati e i diretti interessati fanno circolare la notizia e anche chi non vive costantemente la comunità inizia a scoprire il valore di Lazio sette. Dodici mesi di comunità in cui la Chiesa è stata presente e ha detto la sua senza elogi, proclami o formalismi ma cercando di raccontare quanto si costruisce grazie alla vivacità di gruppi e comunità. Il cammino è appena iniziato.