UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In libreria, “fenomeno Francesco”

È sempre successo che, all’inizio di un pontificato, la libreria si popoli di testi e saggi sulla figura del nuovo Papa, ma è la prima volta che, tra i 'best-seller della fede', 10 titoli su 10 siano tutti all’insegna di un unico nome, ed anche ai primi posti in assoluto della classifica generale. Giuliano Vigini trae, su Avvenire, alcune considerazioni.
30 Aprile 2013
È sempre successo ed è naturale che, all’inizio di un pontificato, la libreria si popoli di testi e saggi sulla figura del nuovo Papa, così come è sempre accaduto che il libro di un Papa abbia più volte scalato le classifiche dei best-seller: da 'Varcare la soglia della speranza' ­l’intervista di Vittorio Messori a Giovanni Paolo II - al 'Gesù di Nazaret' di Benedetto XVI.

 
Tuttavia, è la prima volta che, tra i 'best-seller della fede', la classifica pubblicata ogni sabato su Avvenire a cura di Rebeccalibri, 10 titoli su 10 siano tutti all’insegna di un unico nome, come si è verificato nel caso di Papa Francesco, né è mai successo che un numero così rilevante di titoli riguardanti un Papa abbia occupato, non solo la classifica dei più venduti nella saggistica, ma i primi posti in assoluto della classifica generale.
Questo è evidentemente il risultato dell’enorme impatto che Papa Francesco ha avuto sulla gente, sui media e sull’opinione pubblica in genere: impatto che naturalmente è stato immediatamente colto dagli editori e che in poche settimane si è riversato come uno tsunami in libreria, con una vera e propria corsa da centometristi a chi arrivava prima. Il fenomeno peraltro continua, sia a livello di proposte editoriali, sia a livello di vendite, perché Papa Francesco, andando dritto al cuore, conquista con le parole e con i gesti. Perciò la gente vuol conoscere e, per così dire, avere in mano qualcosa di lui: un’immagine, un pensiero, un aneddoto, un ricordo. Egli è diventato in un certo senso il nuovo 'parroco del mondo' che, col suo modo di esprimersi, di porgere la parola e di sorridere, ha creato un ponte nuovo non solo tra lui e le comunità, ma anche tra uomini di Chiesa e fedeli, tra sacerdoti e laici, tra credenti e non. Quello che colpisce come tratto inconfondibile della sua fisionomia umana e spirituale non è soltanto la spontaneità, la naturalezza, il garbo e la cordialità che manifesta verso tutti. Colpisce ancora di più la sua libertà, interiore ed esteriore, cioè aliena da tutto ciò che è superfluo o secondario, ingombrante e perfino condizionante rispetto alla sostanza delle cose che contano e che sono da far emergere. La stessa semplificazione da lui voluta negli abiti personali, così come nei rituali di curia, è essenzialmente da interpretare come espressione di questo assoluto bisogno di libertà. Questi tratti sono ben visibili ogni volta che parla e appare in pubblico.
Naturalmente, la parola detta ­con l’enfasi e la ripetitività sua propria - è inimitabile. Ma se poi molti vogliono ritrovarla in un libro è perché anche la parola scritta riflette questo suo modo d’essere: con la sola differenza che lo scritto non può far risuonare il timbro della voce, e quindi non può tradurre fino in fondo il calore del 'cuore che parla al cuore' ('cor ad cor loquitur'). Ma ugualmente riesce a farlo percepire, perché chi legge avverte l’afflato che c’è nel pastore che ama 'l’odore delle pecore' ­come è solito dire il Papa - e che vuole perciò mescolarsi ad esse, guidandole verso Gesù, 'il Pastore supremo' (1Pt 5,4). Durerà questo interesse o almeno questa curiosità? È probabile, e si spera di sì, perché questo vorrebbe dire che si è andati oltre la superficie e si è colta la necessità di quel 'cammino' di fede che egli invita tutti a percorrere con lui: il cammino di una Chiesa che vuol essere missionaria in mezzo agli uomini del nostro tempo.
 
Giuliano Vigini