UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Parola di Facebook

Nell’immaginario comune Facebook è uno strumento di divertimento e, a volte, di disinformazione, dileggio, volgarità eccetera. Eppure il Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, tra le tante sorprese che riserva, ne ha una anche sul più grande social network del mondo. «È il primo strumento usato oggi dai ragazzi italiani per informarsi (lo usa il 71,1%)».
27 Marzo 2015

Nell’immaginario comune Facebook è uno strumento di divertimento e, a volte, di disinformazione, dileggio, volgarità eccetera. Eppure il Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, tra le tante sorprese che riserva, ne ha una anche sul più grande social network del mondo. «È il primo strumento usato oggi dai ragazzi italiani per informarsi (lo usa il 71,1%)». Seguito – in ordine di importanza – da Google (68,7%), telegiornali (68,5%), You-Tube (53,6%), giornali radio (48,8%) e app per smartphone (46,8%). E i giornali? Li legge solo il 27,5% dei giovani. Anche gli adulti usano Facebook per informarsi, ma dopo telegiornali, giornali radio, Google e tv all news.
Perché Facebook piace così tanto? Perché sul social le notizie arrivano attraverso gli amici o da pagine che abbiamo scelto di seguire. Sono tante e molto diverse. Nelle fonti come nei temi (e persino nella loro autenticità). E poi ci appaiono davanti senza dovere fare lo sforzo di cercarle.
Questi cambiamenti hanno portato Facebook a proporre nei giorni scorsi ai più grandi editori americani di sperimentare unnuovo modo di fare informazione digitale, pubblicando notizie direttamente sul suo social. A differenza di un servizio come Google News, Facebook darebbe una (piccola) percentuale degli incassi pubblicitari agli editori. Se la cosa prendesse piede, il social network diventerebbe la più grande agenzia di informazione del mondo e Google (col suo motore di ricerca e il servizio Google News) farebbe il resto. Ovviamente, al colosso social interessano solo le notizie che «fanno traffico»; quelle che vengono maggiormente lette, commentate e condivise. E tutte le altre? E tutti gli altri giornali? Per loro, in futuro, ci sarebbero delle bacheche a pagamento dove mettere le proprie notizie su Facebook. Chi le comprerà, avrà visibilità. Gli altri, a poco a poco, verranno messi sempre più in ombra.
Ci resta un’unica consolazione: l’altra notte il «New York Times» ha mandato in tilt i media di mezzo mondo (Internet compreso) con uno scoop sul disastro aereo della Germanwings. Come a ricordarci che tecnologie e trucchi digitali si evolvono, ma qualità e notizie contano ancora. Eccome.