UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Amplificatori del Vangelo”

Una Chiesa che non solo parla ai media presenti sul territorio, ma che si mette anche in ascolto delle loro voci e di quelle dei professionisti che ogni giorno raccontano la realtà locale. È questo il cammino tracciato dalla diocesi di Bergamo, che nei giorni scorsi ha promosso un incontro assieme ai giornalisti delle testate – laiche o di ispirazione cattolica – presenti in città e nei centri che fanno parte della comunità diocesana. 
13 Gennaio 2016

Una Chiesa che non solo parla ai media presenti sul territorio, ma che si mette anche in ascolto delle loro voci e di quelle dei professionisti che ogni giorno raccontano la realtà locale. È questo il cammino tracciato dalla diocesi di Bergamo, che nei giorni scorsi ha promosso un incontro assieme ai giornalisti delle testate – laiche o di ispirazione cattolica – presenti in città e nei centri che fanno parte della comunità diocesana. Un momento di confronto nato dalle indicazioni lanciate dal vescovo Francesco Beschi nella sua ultima lettera pastorale «Donne e uomini capaci di carità». «La via della comunicazione mediatica – scrive il presule – non può essere considerata ancora come una forma di 'amplificazione' o comunque di moltiplicazione quantitativa del messaggio evangelico». È necessario, infatti, «non solo utilizzare i media e le loro potenzialità, ma abitare nel mondo della comunicazione». Un discorso, aggiunge Beschi, che a Bergamo «assume un particolare rilievo» grazie alla «tradizione ecclesiale e professionale in questo ambito, quasi unica nella Chiesa», con la diocesi che è l’editrice del quotidiano L’Eco di Bergamo. «Si tratta di rinnovare la coscienza di ciò che rappresenta questo patrimonio – nota il vescovo – e di raccoglierne le potenzialità formative in maniera molto più responsabile».
E l’ascolto è la prima delle responsabilità messe in campo, grazie all’incontro con i responsabili della comunicazione, promosso da monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia bergamasca e addetto stampa. Una ventina i giornalisti presenti a nome della trentina di testate operanti nel territorio diocesano. A loro monsignor Vittorio Nozza, vicario episcopale per i laici e per la pastorale, ha illustrato le linee che la diocesi intende seguire durante l’Anno della Misericordia, sia attraverso l’impegno della visita vicariale compiuta dal vescovo – la quinta dall’inizio del suo ministero a Bergamo nel 2009 – che con i numerosi eventi giubilari in programma. Il sacerdote ha poi dato conto delle numerose chiese giubilari stabilite in diocesi (una per ognuno dei Vicariati) e della grande operosità della comunità locale nel campo della promozione umana: sono state censinte, infatti, ben 367 opere di carità sparse in tutte le parrocchie. Il direttore generale di Avvenire, Paolo Nusiner, ha poi dato conto della sua esperienza di direttore generale della Segreteria vaticana per la comunicazione istituita da papa Francesco lo scorso 27 giugno. Uno sguardo che ha aiutato i presenti a cogliere la direzione del cammino della Chiesa universale nel campo della comunicazione, con il continuo sforzo di «fare rete» e di affrontare la sfida della multiculturalità.Spazio poi alle voci dei giornalisti presenti, che attraverso interventi schietti e concreti hanno messo in luce alcune criticità, le quali dal loro punto di vista costituiscono le autentiche sfide per la comunità cristiana: prima fra tutte la necessità di rinnovare il linguaggio, accompagnata dalla capacità di saper raccontare la vita ordinaria – ma spesso portatrice di straordinarietà – delle comunità parrocchiali, per non cadere nel rischio di una «comunicazione istituzionale ». Infine la richiesta di «estendere » la visita pastorale anche alle diverse redazioni. Un’idea che ha trovato la disponibilità di Beschi, intervenuto per un saluto finale. L’incontro si è chiuso con l’invito a fare di questa occasione un cammino che continui. E la prima tappa potrebbe essere, nelle prossime settimane, un vero e proprio «Giubileo dei comunicatori».