UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

BOB DYLAN: “Fallen Angels” (Sony Music)

Fallen Angels è il seguito del precedente Shadows in the night, uscito lo scorso anno: altre dodici gemme pescate dall’inesauribile scrigno dello swing più elegante e inossidabile.
23 Maggio 2016

E’ difficile esimersi dal commentare ogni nuovo album di un gigante come il signor Zimmerman. Stupisce, soprattutto la sua voglia di trovare la voglia e sempre nuovi stimoli per continuare a produrre in un mestiere nel quale si applica ormai da sessant’anni. La gloria universale e i conti plurimilionari ancora non ne hanno domato l’istinto d’artista supremo; anche quando, come in questo caso, genuflette il proprio ego ai classici immortali del pop a stelle strisce.
Fallen Angels  è il seguito del precedente Shadows in the night, uscito lo scorso anno: altre dodici gemme pescate dall’inesauribile scrigno dello swing più elegante e inossidabile (giusto per citarne qualcuna, Young at heart, Skylark, Come rain or come shine). Ovviamente lo fa a modo suo, con quel suo inconfondibile timbro nasale e cartavetrato, ma dando prova di straordinarie doti interpretative, laddove l’interpretazione non è mai mero esercizio di rilettura, ma è a sua volta invenzione, creatività, appassionata personalizzazione.
Questo è il suo 37esimo album inciso in studio, ed è stato registrato negli storici studi Capitol di Hollywood, dove molte delle canzoni proposte qui hanno brillato per la prima volta. Dylan ha appena compiuto 75 anni e in carriera ha venduto 125 milioni di dischi; da tempo il preferisce volare con inusitata leggerezza sulle ali della nostalgia, con la naturalezza di un crooner e la perizia di un consumato bandleader; certo a chi, come me, sulle sue canzoni c’è cresciuto e s’è abbeverato, piacerebbe ritrovarlo ancora nelle sue più tipiche vesti cantautorali, ma come ha scritto Davide Poliani su Rockol: “Cosa ne sappiamo noi, di cosa passa nella testa di un titano?”. (Franz Coriasco)