Back to Black

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Alcolismo, Amore-Sentimenti, Anziani, Arte, Dolore, Donna, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Malattia, Mass-media, Matrimonio - coppia, Metafore del nostro tempo, Morte, Musica, Politica-Società
Genere
Biografico, Drammatico, Musicale
Regia
Sam Taylor Johnson
Durata
122'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Regno Unito, Stati Uniti
Titolo Originale
Back to Black
Distribuzione
Universal Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Matt Greenhalgh
Fotografia
Polly Morgan
Musiche
Musiche originali di Nick Cave e Warren Ellis, compreso il brano "Song for Amy"
Montaggio
Martin Walsh
Produzione
Nicky Kentish Barnes, Alison Owen, Debra Hayward. Casa di produzione: Monumental Pictures, StudioCanal UK, Focus Features, Canal+, Cine+, M6

Interpreti e ruoli

Marisa Abela (Amy Winehouse), Lesley Manville (Cynthia Winehouse), Eddie Marsan (Mitch Winehouse), Jack O'Connell . (Blake Fielder-Civil), Juliet Cowan (Janis Winehouse)

Soggetto

Londra, anni Duemila, la giovane Amy Winehouse si esibisce nei club, supportata dalla nonna Cynthia e dal padre Mitch. Nel 2002, grazie al favore di un amico e all’intuito di un talent scout, entra a far parte dell’etichetta Island. Amy, però, mette subito in chiaro che non vuole diventare un fenomeno costruito a tavolino, una delle tante “reginette del pop”: vuole preservare la sua autenticità tra testi e voce. E così fa. Nel 2003 esce il primo album “Frank”, che incassa subito ottime critiche, seguito dal folgorante “Back to Black” che la porta a sfondare anche Oltreoceano. Nel mentre iniziano i problemi con il cibo e un legame sfibrante con Blake Fielder-Civil...

Valutazione Pastorale

La cantante Amy Winehouse (classe 1983), portentosa voce inglese dalle sonorità jazz e soul, ci ha lasciato precocemente il 23 luglio 2011 all’età di 27 anni. A spezzarle il domani è stato un mix di delusioni, fragilità e sofferenze, insieme a dispersioni tra alcol e disturbi alimentari. Due soli album in carriera, ma di grande risonanza: l’esordio nel 2003 con “Frank” e poi nel 2006 “Back to Black”, che la porta ai vertici delle classifiche mondiali e le permette di vincere 5 Grammy Awards, tra cui miglior album pop, artista esordiente e brano “Rehab”. Pochi anni dopo la sua morte, nel 2015 arriva il primo tributo cinematografico con “Amy” di Asif Kapadia (“Senna”, “Diego Maradona”), Premio Oscar come miglior documentario, e ora nel 2024 il film biografico “Back to Black” della regista Sam Taylor-Johnson (“Nowhere Boy”, 2009), nei cinema dal 18 aprile con Universal. La storia. Londra, anni Duemila, la giovane Amy Winehouse si esibisce nei club, supportata dalla nonna Cynthia e dal padre Mitch. Nel 2002, grazie al favore di un amico e all’intuito di un talent scout, entra a far parte dell’etichetta Island. Amy, però, mette subito in chiaro che non vuole diventare un fenomeno costruito a tavolino, una delle tante “reginette del pop”: vuole preservare la sua autenticità tra testi e voce. E così fa. Nel 2003 esce il primo album “Frank”, che incassa subito ottime critiche, seguito dal folgorante “Back to Black” che la porta a sfondare anche Oltreoceano. Nel mentre iniziano i problemi con il cibo e un legame sfibrante con Blake Fielder-Civil. Un periodo in caduta libera sino alla drammatica morte nel 2011. “Volevo fare un film dalla prospettiva di Amy – ha raccontato la regista – attraverso i suoi occhi. L’unico posto in cui risiede la sua verità è nei testi delle sue canzoni. Ho deciso di raccontare la sua storia attraverso le sue parole, tratte dai brani che ha scritto e che lasciano trapelare la sua anima. Cantava del suo amore, del suo dolore e della sua delusione infondendo profonde emozioni e spesso un umorismo tagliente”. Il film della Taylor-Johnson rivela tutte le caratteristiche del classico biopic inglese, coinvolgente e dalla forma elegante, non poco patinata. L’opera gira agile tra note di senso e note stonate, mostrando a livello narrativo soluzioni in verità abbastanza convenzionali, annacquate. Il racconto procede a passo troppo spedito, con poco approfondimento, sui legami familiari – splendidi però i raccordi confidenziali con la nonna Cynthia, i passaggi più belli del film – e sull’amore bruciante per Blake, che si ripercuotono su Amy come onde devastanti. A bilanciare il racconto e a imprimergli fascino è il lavoro degli interpreti, in primis la performance potente di , che fa il possibile per accostarsi con credibilità e rispetto alla figura (e alla voce) di Amy, come pure i comprimari Lesley Manville e Eddie Marsan, sempre acuti e misurati. Nel complesso, nonostante le imperfezioni, “Back to Black” riesce a brillare proprio perché parla di Amy, delle sue canzoni (“Valerie”, “Back to Black”, “Love is a Losing Game”, “You Know I’m No Good”, compreso il richiamo a “Body and Soul” con Tony Bennett), dei suoi occhi capaci di bucare, dell’iconica chioma nera vintage e di quel suo talento così luminoso minato da una fragilità commovente. A impreziosire il film la dolente colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis, autori anche del brano “Song for Amy”: bellissimo e struggente omaggio, un gioiello. Film complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Per la programmazione ordinaria. Per i temi legati a fragilità esistenziale, alcolismo e uso di droghe, è utile la presenza di aldulti e/o educatori per approfondimenti e dibattiti.

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