Il regno del pianeta delle scimmie

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Animali, Ecologia, Famiglia - genitori figli, Libertà, Metafore del nostro tempo, Potere, Rapporto tra culture
Genere
Avventuroso/fantascienza
Regia
Wes Ball
Durata
145'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Usa
Titolo Originale
Kingdom of the Planet of the Apes
Distribuzione
Walt Disney
Soggetto e Sceneggiatura
Josh Friedman, basato sui personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver, ispirati dall'opera "Il pianeta delle scimmie" di Pierre Boulle
Fotografia
Gyula Pados
Musiche
John Paesano
Montaggio
Dan Zimmerman
Produzione
Wes Ball, Rick Jaffa e Amanda Silver, Joe Hartwick Jr., Jason Reed, Oddball Entertainment, Jason T. Reed Productions, Disney Studios Australia, 20th Century Studios

Interpreti e ruoli

Owen Teague (Noa), Freya Allan (Mae), Peter Macon (Raka), Travis Jeffrey (Anaya), Kevin Durand . (Proximus Caesar), William H.Macy (Trevathan), Lydia Peckham (Soona), Eka Darville (Sylva), Neil Sandilands (Koro)

Soggetto

Pianeta terra. Diverse generazioni dopo il regno di Cesare, le scimmie sono ormai la specie dominante e gli uomini sono costretti a vivere nell’ombra. Il giovane scimpanzé Noa affronta un pericoloso viaggio per liberare sua madre e i suoi amici rapiti dal gorilla Maximus Caesar, che ambisce a diventare leader unico, dittatore, di tutti i primati.

Valutazione Pastorale

“Il regno del pianeta delle scimmie”, diretto e prodotto da Wess Ball (La trilogia di “Maze Runner”, 2014-18), è l’ultimo anello di una lunga catena che parte nel 1968, quando Franklin J. Schaffners porta sullo schermo il romanzo di Pierre Boulle “Il pianeta delle scimmie” con Charlton Heston. Il film ha avuto un grande successo di pubblico e ha colpito a tal punto l’immaginario collettivo da generare tra il 1970 e il 1974 quattro sequel, due serie Tv nel 1974 e 1975. Inoltre, un remake nel 2001, “Planet of the Apes. Il pianeta delle scimmie”, diretto da Tim Burton e un reboot (una ripartenza) con altri tre titoli tra il 2011 e il 2017, sempre con ottima accoglienza di pubblico e considerevoli incassi. “Il Regno del pianeta delle scimmie” si svolge parecchie generazioni dopo la morte dello scimpanzé Cesare: gli alberi hanno ricoperto le opere degli uomini che ora sono costretti a vivere nell’ombra, cercando il cibo tra i rifiuti. Le scimmie sono la specie dominante, ma sono divise in clan, ognuno con un proprio stile di vita, leggi, tradizioni. Il racconto comincia seguendo il giovane scimpanzé Noa (Owen Tague) e i suoi due amici mentre cercano di raggiungere un nido d’aquila per prenderne le uova. Il clan di cui fanno parte, infatti, vive allevando aquile e i tre giovani ne hanno bisogno per il rito di passaggio che li farà “adulti”. Una notte, però, il villaggio viene assalito dai gorilla, gli abitanti rapiti e trascinati nel regno di Proximus Caesar (Kevin Durand), un dittatore, una sorta di re pazzo con una corona in testa, che vuole radunare tutti i primati in un unico impero. Disprezza gli uomini, ma vuole appropriarsi delle conoscenze umane, perché intuisce che è lì che sta il vero potere: nel sapere. Noa riesce a fuggire e decide di seguire i rapitori per tentare di liberare sua madre e i suoi amici. Durante il viaggio incontra un vecchio e saggio orango, Raka (Peter Macon), che custodisce ancora nel cuore gli insegnamenti di Cesare, insegnamenti che parlano di pace e tolleranza, e una giovane umana, Mae (Freya Allan). Il regista Ball racconta di come, da bambino, abbia ricevuto una videocassetta del film del 1968, “Il pianeta delle scimmie”, e di come l’abbia vista più e più volte nel corso degli anni. “Fu il primo film di fantascienza che vidi – confida – la rivelazione alla fine del film era un’idea sconvolgente che diede inizio alla mia fascinazione per la fine del mondo”. “Dal punto di vista narrativo – prosegue – questi film colpiscono perché affrontano temi come le classi sociali e le razze, parlano di cosa significhi essere umani e ci permettono di osservare, analizzare e individuare questioni che ci riguardano da vicino. Rispecchiano la società e ci spingono ad analizzare i problemi che tutti noi esseri umani affrontiamo, ma lo fanno attraverso questo mondo fantastico”. Il film, al di là di scenografie ed effetti speciali notevoli, imponenti, è in estrema sintesi proprio un invito a riflettere su cosa significhi essere umani, sulla convivenza con le altre specie, sulla necessità di salvaguardare la natura e rispettare il pianeta; ma anche sul dovere di conoscere e preservare il patrimonio culturale, la storia, la conoscenza. È il racconto di formazione del giovane Noa, che non conosce il mondo fuori dal suo villaggio e non sa nulla della razza umana, un tempo dominante. Il viaggio che affronta per liberare la sua tribù, il dolore per la morte del padre, l’incontro con Mae, ma soprattutto con il saggio Raka, costituiscono il vero “rito di passaggio” che lo traghetta nell’età adulta, finalmente pronto a diventare parte attiva nel suo clan. Molte le piste narrative aperte che troveranno sicuramente evoluzione e conclusione nei prossimi due film, a cominciare dall’ambiguità e la tendenza a sottrarsi al confronto della giovane Mae. Una parola ancora meritano gli effetti speciali. Le “scimmie” hanno preso vita grazie alle tecnologie per la “performance capture” curate da Wētā FX, la società neozelandese per gli effetti visivi, appartenente al regista Peter Jackson (“Il signore degli anelli”, “Lo Hobbit”), che aveva già lavorato nei film precedenti e in “Avatar: La Via dell’Acqua”. Un lavoro magnifico, a prova di primi piani. “Il regno del pianeta delle scimmie” è un’avventura visivamente coinvolgente, aperta alla speranza, alle possibilità, che sicuramente non deluderà gli appassionati della saga e dei film di questo genere. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria . Adolescenti accompagnati.

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