UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Vita Nuova», cent’anni e un futuro

Tempo di compleanni o, meglio, di centenari delle testate cattoliche. Tra queste, anche Vita Nuova, il settimanale diocesano di Parma, uscito per la prima volta il 10 maggio 1919.
7 Maggio 2019

Tempo di compleanni o, meglio, di centenari delle testate cattoliche. Tra queste, anche Vita Nuova, il settimanale diocesano di Parma, uscito per la prima volta il 10 maggio 1919. E che, attraversando – non da spettatore passivo – le vicende travagliate che hanno interessato il nostro Paese e la Chiesa stessa, arriva al traguardo del primo secolo di vita. Ora non da solo, ma in sinergia con il quotidiano Avvenire, coniugando in modo concreto il binomio globale/locale e declinando anche in àmbito mediatico il fare rete, il vivere la comunione.

Cent’anni: un traguardo che può diventare il crocevia di diverse letture. Quella storica, che ci aiuta a delineare da un particolare osservatorio gli scenari sociali, economici e politici della nostra società, dall'adesione al nascente Partito popolare alle prese di posizione su temi scottanti; quella teologico-pastorale, che ci aiuta a cogliere i passi e le scelte della Chiesa e, in particolare, della comunità diocesana locale, dai congressi eucaristici ai sinodi diocesani. E se tanti potrebbero essere gli approfondimenti e i sentieri che si aprono davanti a noi, sembra importante cogliere alcuni fili che – come scrisse in occasione degli 80 anni del settimanale l’amico Giorgio Campanini – collegano «le diverse stagioni di Vita Nuova, cioè la volontà di comunicare, di farsi voce della Chiesa locale, di esprimere le preoccupazioni e le istanze del popolo di Dio». Desiderio di comunicazione non solo al proprio interno, ma anche «per incontrarsi con la città degli uomini ». Nella consapevolezza che «le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, n.1).

Fili resistenti, nonostante fatiche e difficoltà comuni che i diversi direttori hanno dovuto affrontare e che, ciclicamente, appaiono come appelli, richieste, in particolare in occasione della campagna abbonamenti. Cambiano lo stile, il linguaggio, ma medesimo è il messaggio. Che riguarda da una parte la sostenibilità economica dell’operazione, dall'altra il rapporto con la comunità diocesana, in tutti i suoi membri, che sembra essere sempre stata alla ricerca di uno strumento comunicativo senza però mai ritrovarsi pienamente in nessuno, nonostante nel tempo si siano trovate e inventate modalità, forme e sottolineature diverse. In quella reciprocità che è propria di ogni azione comunicativa. «La comunicazione è sempre bipolare e occorre che vi sia insieme chi la trasmetta e chi la raccolga », scrisse ancora Campanini, con parole che rivelano ancora la loro attualità.

Cent’anni: un traguardo che coinvolge tante persone e tante realtà. Di ieri e di oggi. Dai direttori che si sono succeduti alle redazioni, ai collaboratori, agli abbonati o ai semplici lettori, anche occasionali. Tutti partecipi di questo anniversario, che è insieme occasione di festa, di vera e profonda gratitudine, ma anche di rinnovata responsabilità.

Cento e si riparte. In modo nuovo, ma con la volontà ancora di esserci e con la consapevolezza di essere debitori della Buona notizia e che dalle pagine di Vita Nuova raggiunge centri e periferie, si mette in ascolto di domande e sofferenze inespresse, si fa voce di chi altrimenti resterebbe zittito, ai margini.

Il centenario, che si svilupperà anche con iniziative pensate per e con i giovani, si snoda proprio alla vigilia di Parma capitale italiana della cultura nel 2020. Un ulteriore sprone per riflettere e far riflettere su quali fermenti culturali stiamo seminando e su quale cultura stiamo contribuendo a costruire.