UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Social media: persone, non “profili”

«I social media: prova­re per credere» è il te­ma che il 23 e 24 novembre scorsi ha raccolto presso il Cen­tro di spiritualità del santua­rio di Caravaggio (provincia di Bergamo ma diocesi di Cre­mona) i direttori degli Uffici comunicazioni sociali e tutti coloro che animano questo settore pastorale nelle 10 dio­cesi lombarde.
27 Novembre 2012
«I social media: prova­re per credere» è il te­ma che il 23 e 24 novembre scorsi ha raccolto presso il Cen­tro di spiritualità del santua­rio di Caravaggio (provincia di Bergamo ma diocesi di Cre­mona) i direttori degli Uffici comunicazioni sociali e tutti coloro che animano questo settore pastorale nelle 10 dio­cesi lombarde. «Da tempo rav­visavamo la necessità di una riflessione su questa materia, perché i social media non ci accontentiamo di utilizzarli ma desideriamo capirne le po­tenzialità » spiega don Davide Milani, delegato regionale per le comunicazione. Il respon­sabile dell’Ufficio diocesano di Milano rileva come «nono­stante la virtualità del tema, anche questo incontro ci ha permesso di rafforzare ulte­riormente le relazioni concre­te tra noi operatori del settore. Così come avviene ogni mese, quando noi direttori delle co­municazioni sociali lombarde ci troviamo per un confronto sul nostro lavoro».
Primo motivo di riflessione, of­ferto dalla due giorni di «con­fronto, studio e formazione» – così era presentata l’iniziativa – l’intervento di Andrea Salva­ti. L’attuale direttore generale di Aleteia, network digitale mondiale cattolico, già indu­stry leader di Google Italia, ha tracciato una breve storia del­le piattaforme sociali eviden­ziando come attualmente i so­cial media raggiungano in Ita­lia 26,8 milioni di utenti, pari al 94.1% di quella che egli stes­so definisce «popolazione on­line». Fascia d’età predomi­nante quella ricompresa tra i 16 e i 34 anni. Facebook è il so­cial media più cliccato, ma Google+ è quello con il «tasso di crescita più alto». E sono proprio questi numeri, nella visione di Salvati, il fonda­mento di quanto affermato dal Pontificio Consiglio per le Co­municazioni sociali commen­tando il tema del messaggio del Papa per la Giornata mon­diale 2013 («Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione»): «Una tra le sfide più significative dell’e­vangelizzazione oggi è quella che emerge dall’ambiente di­gitale», a maggior ragione per il fatto che «i social media so­no frequentati anche dagli a­dulti» e danno vita a «una se­rie di relazioni virtuali e nello stesso tempo realissime che ci seguono ovunque». Sono pa­role di Nicoletta Vittadini, do­cente all’Università cattolica di Milano, intervenuta nella serata di venerdì per analizza­re le trasformazioni antropo­logiche determinate dalle nuo­ve piattaforme digitali. Da qui, per i partecipanti al momento di confronto studio e forma­zione, la curiosità di avvici­narsi concretamente a questo ormai diffusissimo aspetto del mondo online: ad aiutarli Fa­brizio Caligiuri, social media manager al VII Incontro mon­diale delle famiglie con il Papa. Nelle sue parole la presenta­zione delle varie esperienze di network e microblogging, ma anche del loro pubblico («ci sono persone con cui abbia­mo un rapporto più debole ma di cui riconosciamo l’autore­volezza su alcuni argomenti in particolare») così come delle loro potenzialità («promuove­re il dialogo, facilitare gli am­basciatori del brand, abilitare l’innovazione dal basso e faci­litare l’auto-aiuto»).
A concludere l’incontro le e­sperienze pastorali di Silvio Ottanelli e don Paolo Padrini: il primo ideatore del sito www.cercoiltuovolto.it, frutto di un’appassionata ricerca di argomenti a sfondo religioso; il secondo, 'inventore' di Me­diacath e iBreviary nonché collaboratore del Pontificio Consiglio per le Comunicazio­ni sociali. E proprio il sacerdo­te tortonese si è soffermato sull’importanza di «coltivare le relazioni che si instaurano tra­mite i social media, perché dietro le utenze virtuali ci so­no sempre persone». Quelle stesse che «abitano insieme a noi lo spazio pubblico del di­gitale ».