UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“L'ultima notizia”: in un libro i temi del convegno UCS del 2008 a Milano

Nelle battaglie tra i giovani leoni dell’informatica e le vecchie volpi dell’editoria, sono queste ad avere la peggio, mentre monta l’onda del giornalismo dal basso, con lettori che chiedono di partecipare in maniera sempre più attiva al flusso delle notizie.
8 Marzo 2010
Avverrà la scomparsa dei giornali cartacei? Se lo chiedono due giornalisti Massimo Gaggi e Marco Bardazzi in un recente libro dal titolo L’ultima notizia. Dalla crisi degli imperi di carta al paradosso dell’era di vetro (Rizzoli, 18 euro). Ma leggiamo la scheda del libro: il “Los Angeles Times” ha dichiarato bancarotta prima di essere salvato, il “Washington Post” resiste a malapena, ovunque le redazioni chiudono, i corrispondenti esteri fanno fagotto e tornano a casa. In tutto il mondo, quotidiani con secoli di storia alle spalle ormai vivono alla giornata. E se fino a qualche tempo fa il web, potente vetrina promozionale, sembrava un utile alleato, oggi infuria una guerra senza quartiere tra chi vuol mettere ogni notizia a portata di click e chi cerca di proteggere contenuti di qualità faticosamente prodotti. Nelle battaglie tra i giovani leoni dell’informatica e le vecchie volpi dell’editoria, sono queste ad avere la peggio, mentre monta l’onda del giornalismo “dal basso”, con lettori che chiedono di partecipare in maniera sempre più attiva al flusso delle notizie: un cinguettio di Twitter, un link condiviso su Facebook, l’inchiesta fai da te di un blogger, le news di un aggregatore sono ormai più fruibili del classico quotidiano. È l’Apocalisse? In un certo senso sì, come dimostrano Massimo Gaggi e Marco Bardazzi in questa disamina felicemente ricca di aneddoti quanto acuminata nell’analisi. Ma ciò non significa che non si possa ripensare e reinventare il giornalismo nell’“era di vetro” che ci sta regalando un’informazione più trasparente ma più fragile. Nel nuovo “ecosistema” dei media c’è posto per un techpresident come Obama e per i dilettanti del citizen journalism, c’è il lutto per la figura romantica del cronista con le dita macchiate di inchiostro e nicotina ma anche l’emozione delle nuove avveniristiche tecnologie della lettura, c’è la morte di una tradizione secolare ma anche la nascita di una nuova bellezza digitale. Perché l’informazione del futuro è già pronta a risorgere da ceneri tutt’altro che spente.
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