UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Ecco il mio Filippo Neri, santo della tolleranza”

Gigi Proietti, interprete convinto del San Filippo Neri da stasera sugli schermi TV: «Ho accettato subito il ruolo. Anch’io ho frequentato l’oratorio: un’istituzione che, specie nella nostra società in crisi, è fondamentale».
20 Settembre 2010
«Preferisco il Paradiso» disse san Filippo Neri quando gli fu chiesto se voleva diventare cardinale. E così si intitola la miniserie dedicata al fondatore dell’Oratorio che la Lux Vide ha realizzato per Raiuno, dove andrà in onda lunedì 20 e martedì 21 settembre in prima serata. Ad interpretare il 'santo della gioia', nato a Firenze nel 1515 e vissuto per oltre sessant’anni a Roma, è Gigi Proietti, al suo primo ruolo nei panni di un Santo che, racconta, ha accettato con grande entusiasmo: «Quando i produttori Luca e Matilde Bernabei me l’hanno offerto, ho sentito subito che avrei dovuto farlo, ancora prima di leggere il copione. È stato un ruolo che, anche dal punto di vista strettamente professionale, mi ha permesso un tipo di concentrazione molto particolare». Dirette da Giacomo Campiotti, le due puntate ripercorrono la lunga vita di san Filippo Neri. Erano gli anni del Concilio di Trento e della Controriforma quelli nei quali san Filippo formava bande di giovani scapestrati trasteverini, avvicinandoli alla liturgia e facendoli divertire, cantando e giocando. Proietti osserva: «Quelli di san Filippo Neri erano momenti terribili. Il sacco di Roma, la Chiesa del Cinquecento che bruciava i libri considerati eretici. Pur non avendo fatto una ricostruzione storica in senso stretto, abbiamo cercato di raccontare chi era san Filippo Neri nel suo tempo». E, cioè, «un uomo giusto e tollerante, alla continua ricerca del modo più adatto per comunicare con gli altri. Credo sia proprio la tolleranza ciò che più mi ha colpito di questo Santo: il più grande concetto cristiano, quasi rivoluzionario. Insieme, però, al pudore della Santità: in un mondo in cui tutti noi, che Santi non siamo, cerchiamo in tutti i modi di presentarci come tali, colpisce il suo comportamento contrario: lui aveva il dono, ma non voleva che si sapesse». Preferisco il Paradiso si apre con le immagini di un sacerdote che, con passo deciso, di dirige verso Roma. È Filippo Neri, intenzionato a incontrare Ignazio di Loyola per chiedergli di poter partire per le Indie fra i suoi missionari.
All’arrivo in città, il sacerdote nota i tanti ragazzini lasciati per strada a fare i ladruncoli, in balia di loro stessi o, peggio, di chi li sfrutta per le sue angherie. Sarà per loro che Filippo, dissuaso dall’idea di partire per le Indie da Ignazio che già intravede in lui una vocazione diversa e costretto ad affrontare non poche difficoltà, fonderà l’Oratorio. Lontano ispiratore dell’oratorio attuale, un luogo che Proietti ha frequentato da ragazzo, «nella periferia romana del tardo dopoguerra.
Un’invenzione enorme che oggi probabilmente, dal punto di vista sociale, potrebbe avere un’importanza fondamentale. Con la famiglia che è in quella crisi profonda che conosciamo e la società che non ha verso i bambini l’approccio che dovrebbe, l’oratorio in quanto vivere insieme e all’insegna della solidarietà rappresenta un punto di riferimento importante». Concludendo, Proietti sottolinea: «Nonostante le immagini ce lo restituiscano spesso con un aspetto serioso, si dice che san Filippo Neri fosse un uomo spiritosissimo. Questa è l’immagine che vogliamo trasmettere di lui. Così come anche quella di un uomo che non si accontentava mai di ciò che era e chiedeva sempre a Dio di migliorarlo».