Prossimità... Al tempo della pandemia da COVID-19 e mentre il dizionario Collins indica in lockdown la parola dell’anno, volgiamo l’attenzione verso ciò che potrebbe sembrare contrario al significato del termine inglese (letteralmente “messa in sicurezza”; genericamente “chiusura”). Si può vivere la prossimità in questo tempo? E se sì, in che modo? Sono anche gli interrogativi che hanno accompagnato il percorso di formazione per i nuovi direttori diocesani appena concluso. La prossimità indica uno stile di vita che non conosce blocchi o chiusure, proprio perché trova il suo input all’azione nella sua stessa proposta radicale. Per chi è impegnato nella comunicazione è la cifra del “buon samaritano”, descritta da Papa Francesco nella Fratelli tutti. La strada percorsa dall’uomo buono della parabola è la stessa del sacerdote e del levita. Con la sua scelta il samaritano imprime a quella strada una svolta esistenziale. Ecco perché la prossimità è la parola del 2020. Ritorna, dunque, l’invito: siamo chiamati a nuove forme di prossimità.
Mercoledì 11 novembre, alle 21, la preghiera sarà trasmessa dalla Chiesa di Santa Giacinta - Cittadella della Carità, in Roma, con mons. Carlo Maria Redaelli.
Il settimanale Toscana Oggi dedica, nel numero di questa settimana, alcune pagine speciali al quinto anniversario del Convegno ecclesiale nazionale del novembre 2015.
Educare è un lavoro coraggioso. È un’avventura drammatica e meravigliosa che ha a che fare con le passioni, le paure e il desiderio di libertà nostri e dei nostri figli. Per affrontarla non ci sono istruzioni per l’uso. Bisogna accettare l’impossibile come categoria, l’imprevisto come dimensione quotidiana. E rischiare di rispondere a domande che aprono ad altre domande. Non è …