Coriandoli
Da una parte si direbbe che il Carnevale resista soprattutto nei bambini. Dall'altra, tutto un mondo di adulti sembra vivere un lungo giovedì grasso, animato da lotterie, lotto e scommesse.
La dimensione del gioco è una qualità fondamentale dell’esistenza. Crea legami, disintossica dall’eccessiva seriosità, mette in relazione con un altro modo di vivere il tempo; impegna con le sue regole, coinvolge e gratifica con le sue emozioni.
C’è però un confine, oltre il quale si perde sempre e comunque. Quando le puntate compromettono la serenità della vita affettiva. Quando non si riesce a tenere separati i soldi del gioco da quelli che servono per il mutuo. Quando l’attesa del colpo fortunato da occasionale si trasforma in necessità irrinunciabile, che considera l’azzardo come fonte di guadagno…
Ci si ritrova disperati, coriandoli del giorno dopo, fuori luogo fra le ceneri di una quaresima che conosce il rancore impotente dei familiari.
Per chiudere la partita serve un sussulto di coscienza civile, che interrompa una ruota della fortuna dalla quale da soli non si esce. Con i nostri media – e Avvenire è da tempo in prima fila – non stanchiamoci di smascherare questo tragico Carnevale, nel quale l’unico a vincere è uno Stato biscazziere, che piega la legalità agli introiti.
d. Ivan