Iniziative come la Giornata di Avvenire talune volte possono far gridare alcuni benpensanti allo 'scandalo', ad una nuova ingerenza della Chiesa nelle scelte di uomini e donne moderni ed emancipati. La difficoltà della diffusione di questa iniziativa è tutta qui! Ci sono diocesi nelle quali la Giornata di Avvenire è ben consolidata da anni ma anche Chiese locali che hanno molta difficoltà nel portarla avanti se non anche nell’avviarla.
Molto spesso il primo ostacolo è proprio il parroco: alcuni non credono nell’iniziativa o nel giornale stesso (e il loro credo è dogma, tutta la parrocchia, creata a sua immagine, la deve pensare come lui!); altri trovano scuse del tipo «i miei parrocchiani non leggono», quindi è inutile spronarli a leggere… Ostacolo è anche la difficoltà (il più delle volte reale) nella distribuzione in tempi ragionevoli del quotidiano nelle parrocchie.
Domenica scorsa la Giornata ha coinvolto l’arcidiocesi di Bari-Bitonto. Delle 120 parrocchie hanno risposto 71. Per la diffusione è stato scelto di affidare il tutto a un servizio di poste private. Alle 6.30 erano già in partenza. L’ultima consegna è stata effettuata alle 8.30. Quasi tutte le parrocchie hanno esaurito le copie a disposizione. Alcune le hanno 'donate' ai parrocchiani (la maggior parte), le altre le hanno vendute al costo del quotidiano, altre ancora (pochissime per fortuna), chiedendo un’offerta anche simbolica.
Sicuramente la Giornata di Avvenire è un’iniziativa che va continuata, spronata, incitata. L’arcivescovo Francesco Cacucci lo ha sottolineato nel suo contributo nella pagina riservata a Bari-Bitonto: «La nostra arcidiocesi – ha scritto il presule –, è chiamata a sostenere nel modo più diffuso e convinto possibile il quotidiano. Il suo è un servizio profondamente ecclesiale e come tale va accolto e promosso, nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nelle nostre scuole e anche nei nostri ambienti di lavoro. La consapevolezza della necessità di un quotidiano che sia autorevole 'voce' cattolica nel complesso mondo dei media, a servizio dell’informazione e della formazione, deve spingerci a continuare nell’iniziativa, non come una semplice scadenza di calendario, ma come una opportunità di riflessione e di impegno, anche a costo di dolorosi sacrifici e di gravi incomprensioni».