«Il sudario non ha tasche». Così raccontava nonna Rosa al piccolo Jorge Mario Bergoglio. Oggi divenuto Papa, il bambino di allora non dimentica quelle esperienze così vere e autentiche. Non smarrisce la memoria perché quelle frasi non erano vuote, ma erano incarnate e vissute nella quotidianità di un’esperienza di famiglia. Chiamati a narrare l’esperienza delle comunità cristiane, l’avvento di papa Francesco con il suo modo nuovo e travolgente di stare in mezzo alla gente ci interroga e anche ci inquieta. Il Pontefice usa parole semplici, immediate, senza bizantinismi. Va dritto al cuore di chi gli sta di fronte. Dice «buona sera» e domanda «una Chiesa povera per i poveri».
Chiede di aprire i monasteri, di smetterla con le chiacchiere e si confronta con il mondo, nessuno escluso. Questa «rivoluzione» nel metodo mette in discussione il nostro quieto vivere e ci interpella, senza possibilità di scampo. O teniamo il passo o veniamo travolti dall’onda del Papa venuto «dalla fine del mondo».
Pochi giorni dopo l’elezione, Francesco incontrò i giornalisti, in un’udienza particolare a loro dedicata, nell’aula Paolo VI. Chiese a tutti gli operatori della comunicazione di parlare di Verità, bontà e bellezza. In sostanza, ci domandò di andare al centro della notizia, di andarci fino in fondo, per cercare la Buona Notizia per eccellenza, quella che racconta di un incontro che trasforma la vita e la rende piena. Ecco il nostro compito, quello di sempre, da realizzare ancora con maggiore passione e rinnovata convinzione, sotto la spinta del Papa italo-argentino: dire al mondo ciò che altri non vedono o non vogliono vedere.
Ciò che pare non essere notizia, ma in realtà costituisce l’autentica novità. È l’esperienza del «centuplo quaggiù», di chi dona tutto ciò che ha e riceve moltiplicato. È la vita che scorre nei territori, nelle famiglie, nelle parrocchie. È l’esperienza di chi si spende per preparare i pasti alle mense della caritas, per accudire gli ammalati, assistere gli anziani, ascoltare chi non ha nessuno, accogliere chi non ha un letto. In una parola, è l’esperienza di chi incarna il Vangelo e lo traduce in pratica lontano dai riflettori della ribalta nazionale, ma vicino alle nostre antenne di cattolici prestati al giornalismo, prossimi a tutte le periferie. Certo, per scrutare la realtà ci vogliono cuore e occhi attenti, quelli che si rinnovano con lo stupore di ogni giorno dato. Alla maniera di Francesco che incalza e sorride, sospinge e sorregge quanti si rivolgono a lui con cuore sincero.
Francesco Zanotti