UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Alzare il capo

Con la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali - che abbiamo celebrato domenica - la Chiesa veste la sua natura di pellegrina nella storia, attenta ad intraprendere ogni possibile viaggio, quando intuisce che può costituire un'occasione per incrociare la rotta dell'uomo.
18 Maggio 2010
Potrebbe sembrare una facile concessione alle tendenze del momento. La ricerca di un look accattivante. Peggio ancora, l'espressione della volontà di conquistare il web, di piantarvi la propria bandierina confessionale. In realtà, con la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali - che abbiamo celebrato domenica 16 maggio - la Chiesa veste piuttosto la sua natura di pellegrina nella storia, attenta ad intraprendere ogni possibile viaggio, quando intuisce che può costituire un'occasione per incrociare la rotta dell'uomo.
Non è fatta per le sagrestie, la Chiesa. La staticità non appartiene a chi sa che verità e vita s'incontrano soltanto mettendosi per via. Eccola, dunque, solcare il mare aperto; quel mare che - per vocazione - dovrebbe essere navigabile da tutti e che invece è imbrigliato in confini tutt'altro che labili: ai tanti di ieri, che calano a picco una parte considerevole dell'umanità, s'aggiunge quello legato all'accesso, che distingue i cittadini del continente digitale da quanti ne sono esclusi. Tra i primi vi sono innanzitutto i nostri ragazzi. Le nuove tecnologie disegnano l'ambiente ordinario della loro vita, la quale parla il linguaggio veloce, contratto e coinvolgente di una comunicazione fattasi orizzontale, decentrata e sempre più interattiva. Le nuove generazioni articolano senza troppa difficoltà la dimensione "reale" con quella "virtuale", considerandole come due livelli di un'esperienza unitaria, senza soluzione di continuità: più che un mondo parallelo, contrapposto o alternativo, il digitale è spazio che dilata la prossimità, consentendo loro di stare sempre in relazione.
Una risorsa, dunque, che sviluppa un modo di conoscere e di pensare, di informarsi, di comunicare, di gestire gli stessi rapporti. La Chiesa non confonde questo nuovo mondo con la Terra Promessa: sa che, oltre l'istmo, c'è altro mare. Come sa che negli orizzonti aperti è più facile anche smarrirsi: tanti sono "i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell'intimità della persona": lo ricordava a fine aprile Benedetto XVI, concludendo "Testimoni digitali", il convegno promosso dalla Chiesa italiana.
La Giornata di domenica scorsa deve servire dunque ad alzare il capo, a "tornar a rivedere le stelle" e a ritrovare la bussola, che consente d'affrontare anche nel mondo d'oggi la responsabilità educativa con passione e fiducia. È ancora tempo di testimoni - ci ricorda il Papa -, di persone che sanno esprimere "quella vita nuova che è generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù". Perché "più che la mano dell'operatore", più che la competenza tecnica, la partita continua a giocarsi attorno ad "un cuore credente". Rimane questa, infatti, la condizione per "dare un'anima anche al continente digitale".