UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Amici… di Borsa?

"Facebook", che negli ultimi tre anni ha visto crescere gli utili da 122 a 668 milioni di dollari, si appresta a sbarcare a Wall Street. Ma i timori da parte degli inserzionisti pubblicitari non mancano: i milioni di utenti che ogni giorno frequentano l’universo sociale creato da Zuckerberg si a­spettano di trovarci più amici che business...  

 
8 Febbraio 2012
Forse Mark Zuckerberg avreb­be preferito aspettare ancora un po’. Sono state le regole della Sec (la Consob americana) a convincere il fondatore di Face­book che era arrivato il momento di portare la sua creatura a Wall Street. Le leggi americane stabili­scono infatti che, una volta superati i 500 soci, una società abbia poco più di un anno per rendere pubbli­ci i propri conti. Facebook quella soglia l’aveva superata nel gennaio 2011 e quindi doveva comunque «condividere» i suoi numeri entro marzo. Persi i vantaggi della pri­vacy, i manager del social network hanno pensato di sfruttare almeno quelli della quotazione.

È quindi un po’ forzato il debutto più atteso del 2012 a Wall Street. Il social network si presenta ai mer­cati con numeri promettenti: dal 2009 al 2011 le entrate sono cre­sciute da 777 milioni a 3,7 miliardi di dollari e gli utili, nello stesso pe­riodo, sono schizzati da 122 a 668 milioni. Chi ha investito in Face­book negli ultimi anni si aspetta che questa crescita portentosa con­tinui. Quando, un anno fa, investì 1,5 miliardi nella società di Zucker­berg, Goldman Sachs ritenne che Facebook valesse 50 miliardi. Le ul­time stime la valutano invece tra i 75 e i 100 miliardi. Con l’offerta pubblica di acquisto, che dovrebbe partire a maggio, Facebook conta di collocare una quota minoritaria (attorno al 5%) per raccogliere 5 mi­liardi. È un obiettivo ambizioso, se si considera che per il suo debutto al Nasdaq, nel 2004, Google piazzò l’8% per nemmeno 2 miliardi.

Se i numeri fossero confermati, po­trebbe essere la maggiore Ipo (in inglese: "offerta pubblica iniziale") di sempre per una società web. Per questo analisti e investitori la guar­dano con attenzione e cautela. La stessa Facebook ha ammesso che la crescita della sua attività rischia di frenare perché le insidie non man­cano. Uno dei più grandi timori del­l’azienda è il rapporto di dipen­denza con Zynga, l’azienda crea­trice di giochi di successo come Farmville, che è la maggiore fonte di entrate: arrivano da Zynga il 12% dei ricavi del sito di Zuckerberg. Nel documento presentato alla Sec, Fa­cebook ha ammesso: «Se l’utilizzo dei loro giochi sulla nostra piat­taforma dovesse ridursi o se Zynga decidesse di migrare altrove i nostri conti sarebbero seriamente com­promessi ». Un’altra minaccia arri­va dallo sviluppo dei cellulari, per­ché al momento chi li usa per col­legarsi non vede la pubblicità, che oggi rappresenta l’85% delle entra­te del social network. Tra le insidie ci sono anche le potenzialità di svi­luppo: dal 2004 Facebook è cre­sciuto in modo esponenziale arri­vando a raggiungere un bacino di iscritti unico al mondo – 845 mi­lioni di utenti – ma che ha ormai un ritmo di crescita limitato.

E quei 100 miliardi sono un cam­panello di allarme per molti anali­sti, che temono una nuova bolla di titoli tecnologici. Cento miliardi di dollari equivalgono infatti a 150 volte gli utili che oggi Facebook re­gistra in un anno. Il rapporto me­dio tra capitalizzazione e utili dei gruppi della Silicon Valley quotati è di 27. Per arrivare a valere quan­to è stata valutata oggi, Facebook dovrebbe riuscire a raddoppiare i suoi utili per i prossimi tre anni. U­no scenario possibile, ma non scontato. Non mancano però an­che gli operatori di mercato che credono che Zuckerberg possa far­cela. Si basano sul successo di altre storiche Ipo tecnologiche. Apple e­ra entrata in Borsa nel 1980 con u­na valutazione di appena 1,9 mi­liardi di dollari, un valore equiva­lente a 25 volte i suoi ricavi e ben 102 volte i suoi utili. Oggi vale 430 miliardi. Google era stata valutata 23 miliardi di dollari, 218 volte i suoi guadagni, ma oggi vale 200 miliar­di. Per capire se Facebook saprà re­plicare i successi di questi due gi­ganti bisognerà attendere. Nella speranza che il troppo business e la crescente attenzione della società verso gli interessi degli inserzioni­sti e del mercato non abbia come controindicazione la disaffezione di milioni di utenti che ogni giorno frequentano l’universo sociale creato da Zuckerberg. E che si a­spettano di trovarci solo amici.