UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ancona: backstage di una diretta TV…

La città di Ancona ha iniziato il cammino verso il XXV Congresso Eucaristico con la S. Messa nel duomo di San Ciriaco andata in onda su Rai1 Domenica 28 Novembre. ChiesaMarche ha intervistato il regista, don Dino Cecconi, per conoscere più da vicino il lavoro che rende possibile ogni volta la diretta di una celebrazione.
6 Dicembre 2010
La città di Ancona ha iniziato il cammino verso il XXV Congresso Eucaristico con la S. Messa nel duomo di San Ciriaco andata in onda su Rai1 Domenica 28 Novembre. ChiesaMarche ha intervistato il regista, don Dino Cecconi, per conoscere più da vicino il lavoro che rende possibile ogni volta la diretta di una celebrazione.
 
Quanto tempo prima inizia la preparazione della regia di una S. Messa?
Normalmente cerchiamo di iniziare con un mese e mezzo di anticipo per incontrarci con chi viene coinvolto (celebrante, cerimoniere, organista, direttore del coro, servizio liturgico, parroco), per avere tempo sufficiente per potersi organizzare e adeguare alcune cose alle esigenze della ripresa televisiva (per esempio la posizione del coro). Contemporaneamente, il maestro del coro viene informato sui tempi disponibili per ogni canto.
 
La comunità locale è di solito disponibile alle esigenze della regia?
Si sa che una regia RAI comporta uno scompiglio in una parrocchia o in qualsiasi chiesa; causando ad esempio la cancellazione di qualche messa d’orario. L’organizzazione della partecipazione dei fedeli, invece, ordinaria o straordinaria, compete al parroco. Per me come regista è importante cogliere la spiritualità dell’edificio e riuscire ad esprimere la sua ricchezza nel modo migliore, perché anche il telespettatore si senta coinvolto.
“Ad ogni sacrestia la sua liturgia”: purtroppo ognuno ha un suo modo di celebrare, che non sempre corrisponde con i canoni liturgici richiesti dalla CEI; a volte bisogna essere esigenti perché la celebrazione domenicale trasmessa sia anche un esempio di stile liturgico.
 
Con quale spirito ha preparato la cartolina introduttiva alla diretta da Ancona?
Per me era importante cogliere un messaggio particolare e originale sulla città come sede e punto di riferimento di questo Congresso Eucaristico. Per me la visione più bella di Ancona è dall’alto e dal mare. Per questo le mie riprese hanno avuto la caratteristica di iniziare con questo approdo su Ancona: una città che si lascia fotografare dal mare. Ho cercato di immedesimarmi in chi sbarca e da lontano è colpito dalla maestosità e solennità di San Ciriaco e la prima cosa che vorrebbe fare, appena sbarcato, è dirigersi verso la Cattedrale. Ho voluto quindi arricchire il percorso della salita del pellegrino, presentando elementi architettonici ed artistici che si incontrano lungo l’antico cammino, fino a giungere sulla sommità del colle Guasco.
Questa cartolina introduttiva, nella spiritualità del suo messaggio, ha voluto anche cogliere la perplessità “Signore, da chi andremo?” di un operaio senza lavoro, o di un giovane in cerca di certezze. Testo ed immagini si sono alternati in un linguaggio armonioso.
 
Spiritualità dell’edificio: a cosa si riferisce un regista?
Per me realizzare la regia di una messa in una chiesa o cattedrale non è inventarmi un set televisivo o uno scenario di palcoscenico. Devo cogliere in ciò che esiste già il modo migliore perché si esprima nella sua ricchezza. È importante scegliere un punto dove pormi come osservatore e dare a tutto l’ambiente dell’edificio un giusto risalto attraverso la luce e rendermi conto di come il momento liturgico possa animarlo, dargli vita ed essere espressione di un momento sacro. È importante immergersi nel luogo e prevedere come concretizzarlo e renderlo espressivo nel modo migliore. Sono poi i tecnici (direttore della fotografia ed altri) che cercano di concretizzare i suggerimenti e le osservazioni che il regista propone. Ogni edificio sacro ha la sua originalità, è unico.
 
Le persone si sentono attori o normali fedeli?
È chiaro che tutto l’apparato che si crea attorno alla liturgia è un elemento di disturbo e lo si nota molto (luci, camere…). Forse proprio per questo la gente si sente molto più coinvolta nell’esprimersi nella propria semplicità e spiritualità. La migliore partecipazione è la devozione verso il mistero che si celebra e debbo dire che normalmente si ha un riscontro molto costruttivo da parte dei fedeli e soprattutto c’è chi ringrazia per aver avuto un’occasione per preparare degnamente e con decoro una liturgia domenicale.
 
I tempi così stretti sono un problema?
È vero che 50 minuti per una S. Messa non sono molti, ma è quanto basta per viverla in forma briosa, dinamica e raccolta. È limitato il tempo dell’omelia (non più di 7 minuti), dei canti; nonostante questo, nel suo complesso la S. Messa assume il colore di una equilibrata liturgia. Spesso si trova difficoltà da parte di qualcuno nel rispettare i tempi e quando questo accade siamo costretti a compiere dei tagli infelici.
 
Ha senso spettacolarizzare un momento sacro?
La telecamera, sebbene con le sue esigenze, serve a rendere la liturgia presente a chi non può parteciparvi, non ha la pretesa di fare uno spettacolo!
 
La regia da Ancona è stata una prova generale per il prossimo anno?
Si, e riuscita abbastanza bene. Non si è mai sufficientemente pronti: professionalità, serietà, impegno, collaborazione sono elementi necessari per una vera riuscita e c’è bisogno di tutti. Il regista non si inventa niente, fa solo vedere, nel modo migliore, ciò che c’è già.