UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Animatori, l'esame è sul campo

Gestire un ufficio stampa, diffondere i media cattolici, scrivere per la parrocchia: il corso in e-learning dell’Anicec disegna il raggio d’azione per essere efficaci ed estende la presenza di laici preparati a svolgere un nuovo servizio ecclesiale.
27 Ottobre 2010
«Non porterò con me un elaborato, un prodotto tangibile ma l’entusiasmo di una ricerca che mi ha aperto nuovi orizzonti». Giovanna Ortolani fa parte degli ottanta partecipanti all’incontro residenziale Anicec – l’ultima tappa del corso di alta formazione in e-learning per gli animatori della comunicazione e della cultura – svoltosi a Camposampiero (Padova) nel week end appena concluso. Sposata, tre figli, Giovanna scrive per l’infanzia, segue il doposcuola in parrocchia, e sintetizza così l’esito del suo laboratorio 'Cristo nella letteratura', condotto dal giornalista e conduttore radiofonico Marco Cardinali: «Ho capito come sia importante analizzare in profondità anche opere che apparentemente non sembrano far riferimento a Cristo e riscoprire il valore della metafora in opere come Le cronache di Narnia. Ne terrò conto per la mia attività professionale e per la pastorale all’oratorio». Anche Maria Silvia Rosa, laureata in comunicazione e produzione culturale alla Lumsa con alcune esperienze di ufficio stampa alle spalle, ritiene utile l’attività sperimentata nel corso per il suo lavoro. Sotto la guida di Bruno Mastroianni, docente di Media relations alla Facoltà di comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce, il suo gruppo di lavoro ha organizzato un vero e proprio ufficio stampa del corso stesso producendo articoli, interviste e comunicati. «Tra le relazioni proposte nell’ambito dell’incontro residenziale – afferma Maria Silvia – mi ha colpito quella in cui si è parlato di rompere gli stereotipi della pastorale giovanile per tracciare nuovi percorsi». Tra i corsisti degli ultimi anni che sono tornati all’incontro residenziale c’è anche Franco Strozzi, ingegnere meccanico di 34 anni che abita a Rubiera (Reggio Emilia), e che in parrocchia collabora per le attività legate al cinema. «Mi ha molto incuriosito – afferma Franco – l’attività proposta dai professori Paolo Peverini ed Emiliana de Blasio, che hanno analizzato alcuni cortometraggi rivisitati, doppiati e riproposti dai giovani in Internet. Mi sembra uno spunto pastorale da riportare in parrocchia, anche per realizzare video che usino come commento brani della Scrittura». Serena Giorgi, di Firenze, lavora per un’università statunitense. A Camposampiero si è iscritta al laboratorio 'Comunicare un evento', tenuto da Elisa Angelici. Sta già pensando alle applicazioni concrete da riportare nella parrocchia di San Martino a Mensola (diocesi di Fiesole), dov’è cresciuta, ma al tempo stesso fa il confronto con l’approccio alla religione d’oltreoceano.
«Negli Usa – spiega – sembra che ci sia una grande dimestichezza con la Bibbia, che si vede spesso tra le mani della gente, ma in realtà la si conosce sempre meno». A Claudia d’Antoni i laboratori hanno offerto materiale fresco per la sua attività di pedagogista. È responsabile dell’Azione cattolica ragazzi nella parrocchia Murialdo di Cefalù e crede di utilizzare i social network nella catechesi. Lo scorso anno ha lavorato con i ragazzi della parrocchia per realizzare spot radiofonici. «Ora – racconta – vorrei capire come collegare la media education e i contenuti pastorali. Mi ha molto colpito nella relazione di apertura del professor Lanza la rilettura dell’immagine del 'cortile dei gentili' proposta dal Papa. Si tratta di collegarsi con persone che non hanno rifiutato la fede, ma sono dentro un processo di rimozione».