UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Animatori, l'officina della condivisione

Ecco, dalla pagina del "Portaparola" di Avvenire del 13 novembre, il racconto della sessione residenziale del corso Anicec, svoltasi a Roma dal 9 all'11 novembre, e alcune interessanti testimonianze raccolte nel corso dei lavori: cinque storie di nuovi animatori.
13 Novembre 2012
Quella dell’animatore della co­municazione e della cultura non è una figura passata di moda. «Ci sono persone già pronte per l’o­pera di integrazione tra cristianesimo e società. E che potranno essere snodi im­portanti perché il Vangelo parli il lin­guaggio della rete senza il quale è ormai impossibile entrare in contatto con le generazioni di oggi», osserva monsignor Domenico Pompili, sottosegretario del­la Cei e direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, tirando le fila della sessione residenziale del corso Anicec che si è tenuta a Roma dal 9 all’11 novembre. Una tre giorni intensa che ha privilegiato lo scambio e ha pun­tato i riflettori su quanto bolle in pento­la a livello locale: «L’officina digitale è il luogo che ha scompaginato il modo di tradizionale di fare i convegni: in catte­dra sono saliti loro, gli studenti, per pre­sentarci le loro esperienze», sottolinea Pompili evidenziando come si sia passati «dal broadcasting allo sharing, ossia dal­la trasmissione alla condivisione». È l’e­sperienza a dimostrare che «gli anima­tori sono protagonisti sul campo e con la loro creatività e competenza sono in grado di colmare il gap tra Vangelo e cul­tura ». I progetti presentati – dai percor­si multimediali per l’apprendimento del­la Divina Commedia fino alla preven­zione nella scuola con il coinvolgimen­to della polizia postale, ai supporti digi­tali interattivi per ambienti ecclesiali e ai profili Facebook delle parrocchie – sono la testimonianza concreta «dell’atteg­giamento proattivo» dell’animatore. Che sa, spiega Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e antropologia dei media al­l’Università Cattolica di Milano, «antici­pare gli scenari, ridurre i danni, operare una verifica continua, non proibire ma riorientare le tecnologie nello loro forme più conviviali, volte cioè alla comunio­ne». Per padre Antonio Spadaro, diret­tore de La Civiltà Cattolica, è essenziale «avere una esperienza diretta dei social network e sulla base di essa articolare u­na riflessione che porti prima all’azione e poi alla valutazione di ciò che è stato realizzato». All’animatore è richiesta dunque «una sensibilità per i cambia­menti in atto» e allo stesso tempo «un o­recchio attento alla realtà concreta de­gli ambienti ecclesiali».
E loro sono pronti. «Il Signore è stato fan­tasioso e mi ha fatto scoprire questa via», confida Ida Marengo di Cuneo, 'volon­taria per l’arte' al Museo diocesano San Sebastiano. «Creare un sito di cui non ci si dimentichi in breve tempo» è ciò che Laura Foglino proporrà alla parrocchia della Resurrezione di Torino. Maria Chia­ra di Parma lavorerà invece per «creare una sinergia tra i media diocesani, in vi­sta di un percorso comune».
 
di Stefania Careddu
 
 
 
Nell'allegato le cinque testimonianze