Dal 13 giugno è attiva la pubblicazione web dell’anagrafe degli istituti culturali ecclesiastici. L’evento è stato ufficializzato nel corso di una conferenza stampa condotta da monsignor Domenico Pompili, sottosegretario Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Web e archivi, web e musei, web e biblioteche non sono – ha sottolineato monsignor Pompili – «due mondi distanti né distinti, destinati come due rette parallele a non incrociarsi».
«Non si tratta – ha aggiunto – di fare semplicemente opera di conservazione, il che è già un servizio prezioso nella nostra cultura sempre più 'usa e getta', ma pure di offrire, a studiosi e non solo, un riferimento certo ed affidabile per capire il nostro tempo». In questo modo, per il sottosegretario della Cei, «si contrasta quell’oblio dell’essere che rende la nostra vista preda facile della cronaca quotidiana, incapace di aprirsi al respiro profondo di una storia che ha nel suo riferimento all’esperienza cristiana un essenziale punto di riferimento».
Alla Conferenza stampa ha partecipato anche l’onorevole Francesco Giro, sottosegretario del Ministero per i beni e le attività culturali (MiBac), il quale ha precisato che quello dei beni culturali «non è un patrimonio statale, ma pubblico, all’interno del quale vi è una presenza significativa del patrimonio storico, artistico, architettonico e monumentale posseduto e comunque gestito dalla Chiesa cattolica, inscritto nel patrimonio amministrativo tutelato e valorizzato dallo Stato». «Favorire il dialogo e il confronto» tra queste due parti è dunque per il sottosegretario «un atto non solo amministrativo, ma anche politico molto rilevante», a partire dalla consapevolezza che «lo Stato, specialmente in una nazione come l’Italia, ha il dovere di stabilire un rapporto forte, consapevole, responsabile con lo straordinario mondo del patrimonio culturale ecclesiastico», attraverso la capacità – con iniziative come quella di oggi – di «trovare un linguaggio informativo comune per gestire un enorme patrimonio».
Da parte sua monsignor Stefano Russo, direttore dell’Ufficio Cei per i beni culturali ecclesiastici ha spiegato che ora «qualunque utente del web, da qualsiasi parte del mondo, cliccando su
www.chiesattolica.it/anagrafe potrà conoscere in tempo reale e a chilometri di distanza gli orari di apertura e le condizioni di fruibilità di archivi, musei e biblioteche ecclesiastiche, avere informazioni sugli indirizzi mail e sui numeri telefonici, sulla presenza di inventari e la possibilità di accedervi, sulla presenza o meno di barriere architettoniche, sui servizi erogati, come le visite guidate o il prestito interbibliotecario ».
L’ultimo intervento è stato quello di Rosa Caffo, direttrice dell’Istituto centrale per il Catalogo unico (Iccu), che ha illustrato i contenuti dell’accordo di interoperabilità tra anagrafe degli Istituti culturali ecclesiastici e Anagrafe delle biblioteche italiane del MiBac, gestita dall’Iccu.
Nel corso della presentazione sia monsignor Pompili che il sottosegretario Giro hanno evocato il fatto che i beni culturali ecclesiastici non riguardano solo il passato ma sono memoria viva dell’esperienza cristiana e non vanno custoditi alla stregua di reperti archeologici. Così non dovrebbe stupire che, ad esempio, gli splendidi ostensori che arricchiscono il patrimonio artistico e museale della Penisola possano essere usati in occasione delle solenni processioni del Corpus Domini. All’evento hanno assistito il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa e Maurizio Fallace, direttore generale per i beni librari del MiBac.
(di Gianni Cardinale)