Si dice spesso che la complessità non è riducibile. E se si guarda a don Angelo Chiasserini, che ci ha lasciato prematuramente giovedì scorso, la tentazione è dire che in poche battute sarebbe impossibile ricordarlo. Eppure...
18 Ottobre 2011
Si dice spesso che la complessità non è riducibile. E se si guarda a don Angelo Chiasserini, che ci ha lasciato prematuramente giovedì scorso, la tentazione è dire che in poche battute sarebbe impossibile ricordarlo. Eppure, la grandezza di quel prete corpulento e all’occorrenza burbero sta tutta lì, nell’amore per Cristo e la sua Chiesa. Un amore totalizzante, contagioso per tutti noi che gli siamo stati vicino, noi ai quali Dio ha voluto fare la grazia di incontrarlo. Un amore che è stato un sasso gettato nello stagno della nostra parrocchia del Sacro Cuore ad Arezzo, ma che ha allargato il suo cerchio d’onda ben oltre. Dalla mensa Caritas, voluta da don Angelo e che accoglieva i bisognosi senza distinzione alcuna, alla fervente attività culturale che ha portato la nostra parrocchia a essere un punto di riferimento in città, tutto quello in cui il nostro amato parroco metteva l’anima risuonava di un’eco lontana e vibrante. Vibrante come la sua personalità, centro di gravità per chi avesse un dubbio, una necessità, cercasse un riferimento nella fede o una semplice parola di conforto. E quelle pettorine che molti di noi hanno indossato, mazzetta di Avvenire alla mano, sono frutto del suo insegnamento mutuato da san Paolo: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono». Persino a leggere i giornali ci ha insegnato don Angelo e attraverso ciò a essere sale per la terra. Sempre partendo da lì, da quell’imperativo che è sinonimo di libertà: amate Cristo, amate la Chiesa!