UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Bologna dialoga con i “testimoni digitali”

I responsabili degli Uffici per le comunicazioni sociali delle diocesi dell’Emilia Romagna insieme a mons. Pompili e al vescovo mons. Vecchi in vista del convegno nazionale di aprile.
15 Febbraio 2010
L’Emilia Romagna scalda i motori in vista del convegno nazionale della Cei «Testimoni digitali: volti e linguaggi nell’era crossmediale» in programma a Roma dal 22 al 24 aprile. L’occasione è un incontro all’Istituto «Veritatis Splendor» di Bologna al quale hanno partecipato ieri i direttori degli Uffici diocesani, i responsabili delle varie associazioni cattoliche delle comunicazioni sociali, di testate, tv, radio, settimanali, editrici, sale della comunità, Portaparola della Regione. Un’occasione importante per ascoltare, comunicare idee, verificare esperienze e condividere progetti. Un percorso che a livello regionale ha già mosso da qualche anno i primi passi e ora punta al grande salto di un lavoro comune.
  Monsignor Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei ha spiegato le ragioni del convegno: «La rete – ha detto – ci sta cambiando anche se non è ancora una mutazione genetica». È importate comprendere, secondo il direttore, che «i cambiamenti provocati dal web toccano l’uomo anche nella sua esperienza spirituale». E di questo, ha osservato, non si deve avere paura.
  «Non sempre nella comunicazione sociale la comunità cristiana riesce a far capire che c’è in gioco tutta la persona. La valorizzazione dei sensi, di tutti i sensi, che caratterizza internet può essere una possibilità anche per i credenti». Nel suo intervento monsignor Ernesto Vecchi, delegato della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna per le comunicazioni sociali si è soffermato sull’«analogia» e sul ruolo di questo strumento nel mondo mediatico: «Ciò che aveva colpito Marshall McLuhan – ha ricordato – era la scoperta che la mente cattolica ha la possibilità di parlare di Dio partendo dalle più semplici cose del mondo. Leggendo Chesterton aveva imparato che quanto è stato creato da Dio possiede due aspetti: uno concreto e uno mistico e sono entrambi straordinari. Ogni creatura porta l’uomo dalla terra al cielo: questa è l’analogia, cioè la capacità di parlare dello spirito senza negare la carne.
  Per questo l’analogia non è un semplice concetto. È il processo cognitivo in sé».
 
 

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