UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Bologna: nel digitale con maturità e senso critico

Il «buco» del secolo. Con un gergo giornalistico, il vescovo ausiliare di Bologna, Ernesto Vecchi, definisce la mancata previsione, da parte del quarto potere, della grande crisi economica. La considerazione è contenuta nel libro Antenna Crucis: il passaggio dall’analogico al digitale.
3 Novembre 2010
Il «buco» del secolo. Con un gergo giornalistico, il vescovo ausiliare di Bologna, Ernesto Vecchi, definisce la mancata previsione, da parte del quarto potere, della grande crisi economica. La considerazione è contenuta nel libro Antenna Crucis: il passaggio dall’analogico al digitale (Edizioni Dehoniane Bologna ­pagg. 66 - euro 2.90), un’originale riflessione teologico-pastorale appena pubblicata dal presule che è delegato dell’episcopato dell’Emilia Romagna per le comunicazioni sociali. È un tentativo di misurarsi con uno scenario in trasformazione, dove emergono, a ritmi crescenti, i condizionamenti e le potenzialità della rivoluzione digitale.
Il mondo della comunicazione, è la tesi di partenza, non è stato in grado di rilevare la crisi perché legato, con doppio cordone ombelicale, al sistema economico­finanziario. In tale contesto, afferma l’autore, «è aumentata in misura esponenziale la quantità di notizie e di fonti disponibili, ma al tempo stesso si è delocalizzata la produzione fuori delle redazioni senza le necessarie verifiche. Così la crisi ha mostrato all’industria dell’informazione globale il suo limite più serio: non saper cogliere i tempi per intercettare tempestivamente i rischi della società». Le cose non vanno meglio per internet che non è riuscito a dare un’informazione migliore. Il Web, spiega il vescovo, «aiuta a scalvacare le censure di regime e dà una mano ai fondamentalismi a introdurre elementi di disturbo nelle nostre democrazie, ma né la Rete, né i motori di ricerca sono riusciti a fare suonare l’allarme». La riflessione chiama il sistema mediatico a un esame di coscienza per rispondere alla domanda centrale: interessa o no una qualità dell’informazione che punta sulla veridicità della notizia e che separi «il grano dal loglio?». Vecchi tenta quindi di fotografare la «grande Rete» la cui vocazione «è quella di coinvolgere e costruire nuove platee modificando il concetto di pubblico: nella multimedialità, infatti, non esiste più un solo modello di riferimento. E la fruizione è declinata al plurale. I pubblici non sono più passivi ma interagiscono con la proposta mediatica. E cercano una visibilità su tutti i media, alimentando il fenomeno YouTube». Nel nuovo mondo digitale, sostiene monsignor Vecchi, «non possiamo più considerare i media come oggetti separabili dalla realtà in cui viviamo. Questo apre a percorsi inediti per i quali è necessario predisporre nuove mappe». Prima di indicare quella del comunicatore cattolico il vescovo propone un’incursione nel pensiero di Italo Calvino che ha elaborato una mappa strategica ma insufficiente per entrare nel mondo nuovo: una specie di infiltrazione tattica che gli permette di scrutare la complessità del mondo celandosi dietro le parole fatte proprie dalla società della comunicazione. Calvino, agli occhi di Vecchi, ha il merito «di non censurare le domande che contano e, pur non facendola propria, parla di una sorta di trascendenza divina, quando si interroga sull’origine dell’immaginazione visiva, come via per raggiungere la conoscenza dei significati profondi». A questo punto il libro indica il compito del comunicatore cattolico che voglia navigare da protagonista nell’oceano digitale: egli deve adottare il processo cognitivo dell’analogia. Per spiegare il concetto l’autore riscopre McLuhan: «Ciò che lo aveva colpito era la scoperta che la mente cattolica ha la possibilità di parlare di Dio partendo dalle più semplici cose del mondo. Ogni creatura porta l’uomo dalla terra al cielo: questa è l’analogia, non un semplice concetto ma prima di tutto comunione: è il processo cognitivo in sé». Tra mondo reale e connessione virtuale, osserva ancora il pastore, «non c’è incompatibilità purché entri in gioco una maturità umana dotata di senso critico che scaturisce da una progetto integrale di vita ancorato alla fede». L’impresa educativa non può prescindere da un’alleanza solidale tra famiglie, scuola e le altre agenzie formative. Un aiuto viene anche dai media cristiani «che vanno sostenuti con più convinzione.
Per evangelizzare nelle turbolenze del mondo d’oggi», è la conclusione, «dobbiamo imparare a navigare a vela tra i marosi del cyberspazio pur ricorrendo talvolta alle astuzie del surfista».