UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Buone notizie per alzare lo sguardo

«In questo periodo c’è un deserto da attraversare, soprattutto se si è operatori della comunicazione. Occorre portare in pagina buone notizie che facciano respirare un po’ i lettori»: monsignor Gino Reali è vescovo di Porto Santa Rufina, delegato della Conferenza episcopale laziale per le comunicazioni sociali e sa bene di cosa sta parlando avendo lavorato a lungo per la stampa diocesana...
11 Dicembre 2014

«In questo periodo c’è un deserto da attraversare, soprattutto se si è operatori della comunicazione. Occorre portare in pagina buone notizie che facciano respirare un po’ i lettori»: monsignor Gino Reali è vescovo di Porto Santa Rufina, delegato della Conferenza episcopale laziale per le comunicazioni sociali e sa bene di cosa sta parlando avendo lavorato a lungo per la stampa diocesana. «Non a caso faccio riferimento a Giovanni Battista il profeta dell’Avvento – spiega –, è sua la voce che grida nel deserto. Un’immagine che ben descrive la situazione attuale degli organi di comunicazione sociale dentro la comunità cristiana. In genere sono affidati a volontari appassionati che però fanno fatica a essere ascoltati. Per deserto intendo un ambiente dove c’è mancanza di conoscenza della realtà, dove si fa fatica a immedesimarsi nei problemi degli altri, si è disattenti, ma dove anche mancano le risorse e le persone per realizzare un progetto. Spero di vedere cambiato questo luogo in un giardino e devo dire che qualche segno c’è già». Lazio sette, che ha compiuto il suo primo anno di vita nella sua nuova veste, per Reali è un tentativo di trasformazione. «Un frutto dovuto soprattutto alla passione delle persone che vi lavorano – riprende il vescovo – e che spero venga ripagata con la fiducia delle comunità e dalla gente che vive sul territorio».Lazio sette, 14 pagine di cui 12 dalle diocesi e 2 regionali, è interamente realizzato da volontari, gente che durante il giorno ha un lavoro, una famiglia, impegni in parrocchia e che nel tempo libero si dedica a questa avventura per parlare di argomenti legati al territorio, dall’ospedale che rischia di chiudere, al viadotto che dopo decenni è stato realizzato, all’emergenza anziani. «L’ampia collaborazione a livello regionale – riprende il vescovo – permette alle comunità di non essere ripiegate su se stesse, ma di aprirsi. È necessario scoprire e valorizzare questa capacità di collaborare per far conoscere il territorio e guardarlo con un occhio benevolo».
Si intravede qui la Chiesa in uscita di cui parla papa Francesco. «La nostra regione è un’entità complessa – spiega – dove non so se le periferie della zona montana siano più svantaggiate di quelle a ridosso della capitale, ma mi pare che l’intento del settimanale sia proprio di apertura, raccontando i fatti per quelli che sono, ma proponendo sempre una lettura che parli di fraternità. Nessuno deve andare da solo nella periferia ma è la comunità intera che ci va». Una «missione » complicata che richiede unità e il fatto che collaborino tante anime delle diverse comunità alla realizzazione di questo prodotto editoriale è un segno di speranza. «Tante persone che si mettono all’opera gratuitamente per un servizio – dice monsignor Gino Reali – testimoniano un grande amore per la Chiesa e per il territorio dove vivono. E poi in questo modo si possono scoprire dei talenti nascosti. Tanti giovani girano nelle nostre redazioni, si fanno le ossa, poi ci sono anche professionisti che danno una mano, ma mi pare molto bello che sia un prodotto artigianale basato sulla forza dei cuori».