UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Cagliari: “Il Sicomoro” di Quartu

Una parrocchia che ha nelle comunicazioni sociali uno dei suoi elementi di spicco. La comunità di Santo Stefano a Quartu Sant’Elena, nell’hinterland cagliaritano, da quando è nata, nel 1967, ha sempre avuto un occhio di riguardo ai media, in particolare alla carta stampata con il periodico Il Sicomoro, che rappresenta la memoria storica della parrocchia.
 
5 Febbraio 2013
Una parrocchia che ha nelle comunicazioni sociali uno dei suoi elementi di spicco. La comunità di Santo Stefano a Quartu Sant’Elena, nell’hinterland cagliaritano, da quando è nata, nel 1967, ha sempre avuto un occhio di riguardo ai media, in particolare alla carta stampata con il periodico Il Sicomoro, che rappresenta la memoria storica della parrocchia.
Anima della comunità e dei suoi mezzi, è il parroco don Tonio Tagliaferri, classe 1932. «In verità – dice – la sensibilità per il mondo della comunicazione l’avevo fin dal Seminario a Cuglieri, dove mi ero abbonato a sei quotidiani italiani per sapere quanto accadeva. Per riuscire a leggere gli editoriali di don Sturzo sul Giornale d’Italia dovevo chiedere agli abitanti di Cuglieri per recapitare una copia. Poi, con i primi incarichi nelle parrocchie di Quartucciu e di Serramanna, ho dato il via alle pubblicazioni relative alla vita di quelle comunità, e anche qui, appena iniziato il lavoro nella nuova parrocchia, è nata l’esigenza di avere uno strumento che raccontasse le vicende della comunità, coinvolgendo quanto più collaboratori possibili. Oggi il solo archivio fotografico de Il Sicomoro conta oltre 25mila foto, che raccontano la storia della parrocchia. Speriamo presto di poter avere uno spazio per poterle esporre». Ma don Tonio è stato per un quarto di secolo direttore del settimanale diocesano Nuovi Orientamenti , un’esperienza gratificante ma anche faticosa. Accanto al giornale parrocchiale oggi si affianca la pagina Facebook utilizzata soprattutto dai più giovani. «La mia esperienza – conclude don Tonio – conferma come sia più che mai necessario usare questi mezzi, esserne l’anima, puntando a chiedere la collaborazione delle persone, specie i più giovani, ai quali affidare il lavoro, ma affiancandoli in una sorta di guida. Diamo pure loro gli input ma verifichiamone il lavoro, specie se si tratta di carta stampata. Non si può lasciare i giovani allo sbaraglio: occorre che ci sia sempre chi sovraintende al loro lavoro, anche nei nuovi mezzi, dei quali i più giovani sono grandi utilizzatori».