UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Calabria: le diocesi in cerca di una voce “amica”

La Settimana Sociale appena conclusa a Reggio Calabria ha lasciato alla regione una gran voglia di far parlare di sé. Stavolta, però, si cerca un risalto diverso rispetto a quello che in passato ha fatto della terra tra il Pollino e lo Stretto un feudo familiare solo per i cronisti di nera.
20 Ottobre 2010
La Settimana Sociale appena conclusa a Reggio Calabria ha lasciato alla regione una gran voglia di far parlare di sé. Stavolta, però, si cerca un risalto diverso rispetto a quello che in passato ha fatto della terra tra il Pollino e lo Stretto un feudo familiare solo per i cronisti di nera. E per spazzare via i luoghi comuni, dalle diocesi parte un appello alla stampa cattolica. Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, che guida la Chiesa di Locri-Gerace, è uno dei vescovi sui quali si concentra l’attenzione dei media quando si riacutizzano le faide o si parla di criminalità. Adesso, dal suo osservatorio rileva un fenomeno ancora più preoccupante: «Ormai – racconta – neanche gli omicidi richiamano l’attenzione sulla nostra regione: sembra non interessi a nessuno se siamo vivi o morti». E invece in Calabria di vita ce n’è molta: «Stiamo organizzando un grande convegno regionale per i giovani – anticipa Morosini –, avverrà fra un anno, prima della visita del Papa. Ci sono tanti ragazzi che si stanno impegnando perché sono convinti di poter cambiare la propria terra. Ma non fanno rumore». La Chiesa, aggiunge, «sta provando a rimettere in moto la Calabria». Ma ha bisogno di aiuto: «La gente ha voglia di sentire ciò che di positivo ha attorno a sé. E su questo – sottolinea il vescovo – la stampa cattolica deve insistere sistematicamente. Penso anche ad Avvenire: potrebbe dedicare ancora pagine, inserti periodici a ciascuna regione del Sud. E i riscontri non mancherebbero». A Catanzaro, l’arcivescovo Antonio Ciliberti ne fa una questione di evangelizzazione: «La stampa cattolica – dice – è chiamata a diffondere la verità rivelata che è il Vangelo. Ecco perché ci auguriamo una presenza che sia sempre più massiccia: si tratta di irradiare luce sulla quotidianità dei nostri luoghi e guidarci nel calibrare la nostra azione pastorale, che deve portare la speranza».
Un obiettivo che si contrappone alla logica dello scoop a effetto: «I mezzi di comunicazione puntano su una perversa prassi per cui, specie al Sud, si insedia la mentalità che il negativo è superiore al positivo – commenta ancora Ciliberti –. È chiaro che il male va chiamato per nome, e in questo la Chiesa non ha mai avuto titubanze. La questione fondamentale, però, è portare a chi è distante dalla Chiesa i valori fondamentali su cui calibrare la propria esistenza e in nome dei quali contribuire alla vita del Paese, sapendo che il grado di civiltà di una nazione è legato al livello di partecipazione». Quello della partecipazione è un tema caro anche al vescovo Vincenzo Bertolone. A Cassano all’Ionio, piccola ma vivace diocesi dell’alto Cosentino, sta cercando di portare il seme della Settimana Sociale, per trasmettere quei 'messaggi preziosi' che ha sentito pronunciare sul tema del bene comune. «Il sentire cattolico – dice Bertolone – in questa Italia 'baraccona' è in secondo piano». La linea evangelica, secondo il presule, «non sempre è recepita quotidianamente. La società guarda più alla terra che al cielo, ma con un lavoro di ricostruzione delle aggregazioni laicali e dei gruppi si possono ottenere risposte: il protagonismo, specie al Sud è molto importante. Per sentirsi protagonisti però bisogna avere visibilità». Lo sanno bene anche a Crotone, dove dopo aver promosso sotto la spinta del vescovo Domenico Graziani numerose iniziative nell’ambito sociale – dalla creazione delle cooperative per il lavoro alle scuole di comunione – si sta ora studiando come veicolare messaggi di speranza: «La gente – spiega don Francesco Spadola, responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali – si rivolge ancora alla Chiesa come appiglio sicuro, e noi vogliamo mostrare che è possibile crescere insieme». Così, dopo aver pensato a un periodico, ora si programma una Giornata dedicata ad Avvenire. A Cosenza, invece, l’esperienza comunicativa si è concretizzata nel settimanale Parola di Vita: «Abbiamo l’obiettivo di essere pungolo, di raccontare storie che altri lasciano da parte», dice il responsabile diocesano delle Comunicazioni sociali, don Enzo Gabrieli. «Questo – aggiunge – è il compito che caratterizza i periodici cattolici e Avvenire, perché alle altre testate la Chiesa calabrese interessa solo se grida contro la mafia».