UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Cellulari ai bambini.
I pediatri: prudenza

Telefonini: usare con prudenza. Soprattut­to da parte dei bambi­ni. Sono consigli che vengo­no dalla Società italiana di pediatria (Sip) dopo che un gruppo di esperti dell’Agen­zia internazionale per la ri­cerca sul cancro li ha inseriti tra gli strumenti che «potrebbe­ro » favorire l’insorgenza di alcuni tumori.
15 Giugno 2011
Telefonini: usare con prudenza. Soprattut­to da parte dei bambi­ni. Sono consigli che vengo­no dalla Società italiana di pediatria (Sip) dopo che – un paio di settimane fa – un gruppo di esperti dell’Agen­zia internazionale per la ri­cerca sul cancro (Iarc) per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva inserito il cellulare tra gli strumenti che «potrebbe­ro» favorire l’insorgenza di alcuni tumori. Una posizio­ne che non aveva mancato di far discutere, e non solo per la prevedibile contesta­zione dei produttori di cellu­lari.

 
Il 14 giugno, al convegno sui perico­li per la salute dei dispositivi di telefonia mobile, wi-fi e wi-max, Ernesto Burgio – componente della commis­sione Ambiente della Sip – ha annunciato che i pedia­tri stanno predisponendo u­na raccomandazione per i genitori: «I bambini già a 6-7 anni cominciano a essere esposti alle onde elettroma­gnetiche e lo saranno sa­ranno per il resto della vita. Una follia considerando che sono ormai accertati i rischi di can­cerogenità dell’esposizione, come ha indicato di recente l’Agenzia in­ternazionale per la ricerca sul can­cro, Iarc. Da qui la proposta della no­stra commissione, che sarà valuta­ta dalla Sip, di mettere appunto un’“avvertenza” per i genitori» in modo che riducano il tempo di e­sposizione dei figli. I rischi non ri­guardano solo le telefonate col cel­lulare: «Si è esposti – continua Bur­gio – anche quando si utilizzano i messaggini, il wi-fi, il cordless (so­prattutto se lontano dalla base). Gli studi, inoltre, dimostrano che l’e­sposizione minima però continua per molti anni è quella più perico­losa». Nello stesso convegno sono stati il­lustrati altri dati sui rischi delle ra­diazioni: «I danni alla nostra salute sono una certezza. E servirebbe ap­profondire il problema con studi in­dipendenti, per i quali sono neces­sari fondi», spiega Fiorenzo Mari­nelli, ricercatore dell’Istituto di ge­netica molecolare del Cnr di Bolo­gna, che ha presentato uno studio sui danni alle cellule umane in vitro, esposte sia al wi-fi che alle onde ra­dar, sulla scia di uno studio già rea­lizzato sui telefoni cellulari lo scor­so anno. «La ricerca pilota sui te­lefonini – aggiunge – ha indicato che c’è un primo effetto di stimolazione dei geni che producono la morte cel­lulare, che si verifica in poche ore dall’esposizione alle onde. Le cellu­le sopravvissute, sulla lunga esposi­zione, ricevono invece un segnale di sopravvivenza cellulare e sono sti­molate a proliferare, sia quelle sane che quelle danneggiate. C’è un dop­pio danno, uno immediato e uno a lungo termine, con la possibilità di far velocizzare le crescite tumorali». Sul wi-fi, continua Marinelli «abbia­mo fatto studi sia su cellule sane mu­scolari che su quelle leucemiche. In tutte e due i casi si ha sia l’apoptosi (la morte, ndr ) delle cellule esposte per breve periodo sia la prolifera­zione delle cellule danneggiate». A confermare i danni delle radiazioni anche una ricerca sui topi dell’Isti­tuto Ramazzini di Bologna. «Abbia­mo dimostrato – ha spiegato Mo­rando Soffritti, direttore scientifico del Ramazzini – che topi esposti a un campo magnetico, dalla vita fe­tale fino alla morte, e sporadica­mente ai raggi X, paragonabili a quelli delle donne che si sottopon­gono a esami diagnostici periodici come la mammografia, hanno un ri­schio molto più elevato di tumore al seno».