Telefonini: usare con prudenza. Soprattutto da parte dei bambini. Sono consigli che vengono dalla Società italiana di pediatria (Sip) dopo che – un paio di settimane fa – un gruppo di esperti dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva inserito il cellulare tra gli strumenti che «potrebbero» favorire l’insorgenza di alcuni tumori. Una posizione che non aveva mancato di far discutere, e non solo per la prevedibile contestazione dei produttori di cellulari.
Il 14 giugno, al convegno sui pericoli per la salute dei dispositivi di telefonia mobile, wi-fi e wi-max, Ernesto Burgio – componente della commissione Ambiente della Sip – ha annunciato che i pediatri stanno predisponendo una raccomandazione per i genitori: «I bambini già a 6-7 anni cominciano a essere esposti alle onde elettromagnetiche e lo saranno saranno per il resto della vita. Una follia considerando che sono ormai accertati i rischi di cancerogenità dell’esposizione, come ha indicato di recente l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Iarc. Da qui la proposta della nostra commissione, che sarà valutata dalla Sip, di mettere appunto un’“avvertenza” per i genitori» in modo che riducano il tempo di esposizione dei figli. I rischi non riguardano solo le telefonate col cellulare: «Si è esposti – continua Burgio – anche quando si utilizzano i messaggini, il wi-fi, il cordless (soprattutto se lontano dalla base). Gli studi, inoltre, dimostrano che l’esposizione minima però continua per molti anni è quella più pericolosa». Nello stesso convegno sono stati illustrati altri dati sui rischi delle radiazioni: «I danni alla nostra salute sono una certezza. E servirebbe approfondire il problema con studi indipendenti, per i quali sono necessari fondi», spiega Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Bologna, che ha presentato uno studio sui danni alle cellule umane in vitro, esposte sia al wi-fi che alle onde radar, sulla scia di uno studio già realizzato sui telefoni cellulari lo scorso anno. «La ricerca pilota sui telefonini – aggiunge – ha indicato che c’è un primo effetto di stimolazione dei geni che producono la morte cellulare, che si verifica in poche ore dall’esposizione alle onde. Le cellule sopravvissute, sulla lunga esposizione, ricevono invece un segnale di sopravvivenza cellulare e sono stimolate a proliferare, sia quelle sane che quelle danneggiate. C’è un doppio danno, uno immediato e uno a lungo termine, con la possibilità di far velocizzare le crescite tumorali». Sul wi-fi, continua Marinelli «abbiamo fatto studi sia su cellule sane muscolari che su quelle leucemiche. In tutte e due i casi si ha sia l’apoptosi (la morte, ndr ) delle cellule esposte per breve periodo sia la proliferazione delle cellule danneggiate». A confermare i danni delle radiazioni anche una ricerca sui topi dell’Istituto Ramazzini di Bologna. «Abbiamo dimostrato – ha spiegato Morando Soffritti, direttore scientifico del Ramazzini – che topi esposti a un campo magnetico, dalla vita fetale fino alla morte, e sporadicamente ai raggi X, paragonabili a quelli delle donne che si sottopongono a esami diagnostici periodici come la mammografia, hanno un rischio molto più elevato di tumore al seno».