UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Centodieci anni de “L'Araldo”

Nel lontano 1904 a Teramo nasceva L’Araldo Abruzze­se un foglio di informazione religioso-politica. Momenti partico­lari per la Chiesa in generale e in particolare per quella stampa che si volesse porre in qualche modo come stimolo alla riflessione e all’azione per il mondo cattolico, chiamato a uscire dal chiuso di un fede intimistica per «entrare nel […]
11 Febbraio 2014

Nel lontano 1904 a Teramo nasceva L’Araldo Abruzze­se un foglio di informazione religioso-politica. Momenti partico­lari per la Chiesa in generale e in particolare per quella stampa che si volesse porre in qualche modo come stimolo alla riflessione e all’azione per il mondo cattolico, chiamato a uscire dal chiuso di un fede intimistica per «entrare nel mondo». Era vescovo a Tera­mo Alessandro Zanecchia-Ginnetti, un carmelitano scalzo stu­dioso di teologia e sacra liturgia, uomo dal carattere deciso. L’Araldo iniziò il suo cammino grazie alla ferma volontà non solo del ve­scovo Zanecchia, ma anche e soprattutto di un gruppo di sacer­doti che ruotavano attorno al semi­nario diocesano, tra i quali don Gae­tano Cicioni. Nei momenti partico­larmente delicati la piccola neonata redazione si riuniva a casa di questo sacerdote per impaginare il giornale.
L’Araldo , fin dalla sua nascita, si po­ne come strumento di sensibilizza­zione per i cattolici ad agire nel so­ciale per la costruzione di una società a misura d’uomo. Già nel primo edi­toriale vengono esplicitati gli obietti­vi: «Noi perciò intendiamo di lavora­re, per mezzo del nostro periodico, alla restaurazione delle migliori idealità umane nell’interesse del­la pace sociale; desideriamo lavorare sulle anime». Nello stesso te­sto viene precisato che questo lavoro sarebbe parziale «se non a­vesse riguardo degli altri bisogni; perché invano al povero che ge­me, all’operaio che ha fame e vuol lavoro, voi ripeterete: 'prega e confida'. Nessuno vi ascolterà. Tuttavia non lo inganneremo, nè con parole allettatrici, nè con facili illusioni. Ogni idealità, benchè lungamente vagheggiata, rimane vuota e non si raggiungerà mai, se è priva del naturale nutrimento della vita reale».
Un messaggio che potrebbe essere ripreso integralmente e ripro­posto oggi. L’Araldo poneva la sua particolare attenzione al mon­do operaio, riaffermando il rispetto della dignità del lavoratore. E lungo questi 110 anni, ha osservato e raccontato momenti delica­ti e decisivi della nostra storia e con questi stessi obiettivi conti­nua, pur tra le difficoltà, nella sua opera di informazione e forma­zione.