UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Chiesa e mass media

A Lerici, serata dedicata ai 40 anni di Avvenire, durante la quale Moraglia ha consegnato al direttore di Avvenire, Dino Boffo, il Pre­mio Narducci. Nelle edizioni passa­te già andato a grandi personalità della cultura e del giornalismo. All’incontro di Boffo con il numero­so clero e i religiosi, erano presenti an­che i lericini, giovani e meno giova­ni, attirati da un tema a metà tra ri­flessione cristiana e racconto giornalistico di come vive e si gestisce un giornale cattolico di respiro nazio­nale.
31 Luglio 2008

«Avvenire, la Parola si fa vita» 
È una « fedeltà che valica le sta­gioni, le successioni dei parro­ci, e dei vescovi » quella che le­ga "Avvenire" alla cittadinan­za di Lerici, che da 33 anni celebra ogni estate la Festa di Avvenire. E non è un caso che ieri mattina ad ascol­tare queste parole pronunciate nel­la parrocchia di San Francesco dal direttore, Dino Boffo, ci fossero uno accanto all’altro monsignor Franco Ricciardi e monsignor Carlo Ricciar­di, ovvero i due parroci che si sono succeduti a Lerici e che continuano a trasmettere forte motivazione per­ché l’evento sia sentito dall’intera co­munità; e che accanto al vescovo di La Spezia- Sarzana- Brugnato, Fran­cesco Moraglia, sedesse il suo pre­decessore, Bassano Staffieri.
All’incontro di Boffo con il numero­so clero e i religiosi (c’era anche il ve­scovo emerito di San Miniato, E­doardo Ricci, da sempre vicino alle sorti di Avvenire), erano presenti an­che i lericini, giovani e meno giova­ni, attirati da un tema a metà tra ri­flessione cristiana e racconto giornalistico di come vive e si gestisce un giornale cattolico di respiro nazio­nale. Iniziava così ieri mattina la gior­nata clou delle Festa, mentre nel­l’assolata Rotonda Vassallo altri gio­vani volontari allestivano il palco per l’evento serale: dopo cena, proprio nel punto di ritrovo dei tanti turisti che affollano Lerici, la presentatrice televisiva Paola Saluzzi avrebbe con­dotto la serata dedicata ai 40 anni di Avvenire, durante la quale Moraglia avrebbe consegnato a Boffo il Pre­mio Narducci, nelle edizioni passa­te già andato a grandi personalità della cultura e del giornalismo. Lo stesso palco sul quale nei nove gior­ni di Festa si alternano le compagnie teatrali in dialetto ligure, che sempre riscuotono grande successo di pub­blico, mentre più in là, vicino alla parrocchia, le « Cene insieme con tombola » creano i momenti di con­vivialità.
Titolo dell’incontro di ieri mattina, « La Parola... nel quotidiano » , con e­vidente doppio senso di entrambi i termini: « Alla Parola – ha detto Boffo – Avvenire presta un notevole servi­zio tecnico, poiché oggi i lettori han­no un interesse sempre crescente per il magistero, dunque chiedono di leg­gere per intero tutti i discorsi del Pa­pa. E ogni giovedì offriamo un com­mento alla Parola scritto dalle firme più interessanti... Ma vorrei andare oltre e parlare di Avvenire come del risultato dell’ingegno collettivo di professionisti che interpretano una
mission: allestire quotidianamente un prodotto intellettuale che nasce dallo sforzo di una squadra della quale sono fiero. È interessante no­tare come negli anni si sia arricchita di competenze e sensibilità diverse, diventando in tempi precoci un la­boratorio sinergico di storie e movi­menti differenti, da Cl all’Azione cat­tolica, dai Focolari all’Opus dei, dai neocatecumenali ai laici parroc­chiali » . Ma qual è oggi il senso di un giorna­le cattolico rispetto al resto della stampa? « È un modo per reagire a manipolazioni e degrado – risponde Boffo alle domande del pubblico –. Soprattutto è uno strumento che ri­ceve dalla Chiesa un orientamento alla causa dell’umanizzazione della società. Solo uno strumento, si badi bene, ma impegnato a inserire ra­gionevolezza e pienezza dentro i pro­cessi della storia. Allora un quotidia­no può diventare un fedele compa­gno di vita, che mi assiste fornendo­mi stimoli per quel ' pensare perti­nente' legato all’attualità » .
Una necessità, questa, sempre più sentita oggi, in un’epoca in cui tutti parlano di tutto e pensano di avere gli argomenti per farlo. « Lo scopo di un giornale cattolico è proprio que­sto – ha concluso Boffo –, alimenta­re una formazione continua e per­manente, nei limiti in cui può farlo un quotidiano, fornire ai lettori la ta­volozza di colori necessari per pen­sare e per dire, offrire argomentazio­ni pertinenti per valutare il nuovo che si affaccia » . Ed è questo – una sorta di « bussola » – che gli interve­nuti tra il pubblico hanno chiesto a Boffo, primo tra tutti Moraglia: « L’alternativa – ha ricordato il vescovo nell’omelia della Messa celebrata do­po l’incontro – è finire chiusi nel­l’angolo angusto e invivibile del relativismo » . Il binomio comunicazio­ne- cultura, ha aggiunto il presule, « oggi è imprescindibile: la comuni­cazione origina cultura e la cultura, a sua volta si trasmette attraverso la comunicazione » .
Sorpresa e interesse quando Boffo ha spiegato dettagli « tecnici » spesso sconosciuti, come il fatto che « un giornale è un prodotto che nasce in modo concitato e fatalmente entro una certa ora deve essere chiuso per venire stampato e partire, nella not­te, per ogni più piccola e lontana de­stinazione d’Italia, a bordo di auto­staffetta » . O quando ha ricordato le origini di Avvenire, unico giornale cattolico nazionale, fortemente voluto da Paolo VI, venuto alla luce nel 1968, quarant’anni fa: « Avvenire è un’invenzione difficile in un mo­mento difficile – ha detto –. Oggi è u­na triplice sfida bellissima » . Primo: « Vogliamo essere un modo per leg­gere la Parola iscritta nei fatti della vita: anche la vicenda di una singola persona, se è Parola di Dio riflessa, merita la ribalta del giornale » . Se­condo: « Puntiamo a spremere da questi fatti che accadono i giudizi orientati alla Parola » . Terzo: « A inser­zionare questi giudizi nel dibattito pubblico » . Una bussola, appunto.
 
 

ALLEGATI