«Avvenire, la Parola si fa vita»
È una « fedeltà che valica le stagioni, le successioni dei parroci, e dei vescovi » quella che lega "Avvenire" alla cittadinanza di Lerici, che da 33 anni celebra ogni estate la Festa di Avvenire. E non è un caso che ieri mattina ad ascoltare queste parole pronunciate nella parrocchia di San Francesco dal direttore, Dino Boffo, ci fossero uno accanto all’altro monsignor Franco Ricciardi e monsignor Carlo Ricciardi, ovvero i due parroci che si sono succeduti a Lerici e che continuano a trasmettere forte motivazione perché l’evento sia sentito dall’intera comunità; e che accanto al vescovo di La Spezia- Sarzana- Brugnato, Francesco Moraglia, sedesse il suo predecessore, Bassano Staffieri.
All’incontro di Boffo con il numeroso clero e i religiosi (c’era anche il vescovo emerito di San Miniato, Edoardo Ricci, da sempre vicino alle sorti di Avvenire), erano presenti anche i lericini, giovani e meno giovani, attirati da un tema a metà tra riflessione cristiana e racconto giornalistico di come vive e si gestisce un giornale cattolico di respiro nazionale. Iniziava così ieri mattina la giornata clou delle Festa, mentre nell’assolata Rotonda Vassallo altri giovani volontari allestivano il palco per l’evento serale: dopo cena, proprio nel punto di ritrovo dei tanti turisti che affollano Lerici, la presentatrice televisiva Paola Saluzzi avrebbe condotto la serata dedicata ai 40 anni di Avvenire, durante la quale Moraglia avrebbe consegnato a Boffo il Premio Narducci, nelle edizioni passate già andato a grandi personalità della cultura e del giornalismo. Lo stesso palco sul quale nei nove giorni di Festa si alternano le compagnie teatrali in dialetto ligure, che sempre riscuotono grande successo di pubblico, mentre più in là, vicino alla parrocchia, le « Cene insieme con tombola » creano i momenti di convivialità.
Titolo dell’incontro di ieri mattina, « La Parola... nel quotidiano » , con evidente doppio senso di entrambi i termini: « Alla Parola – ha detto Boffo – Avvenire presta un notevole servizio tecnico, poiché oggi i lettori hanno un interesse sempre crescente per il magistero, dunque chiedono di leggere per intero tutti i discorsi del Papa. E ogni giovedì offriamo un commento alla Parola scritto dalle firme più interessanti... Ma vorrei andare oltre e parlare di Avvenire come del risultato dell’ingegno collettivo di professionisti che interpretano una
mission: allestire quotidianamente un prodotto intellettuale che nasce dallo sforzo di una squadra della quale sono fiero. È interessante notare come negli anni si sia arricchita di competenze e sensibilità diverse, diventando in tempi precoci un laboratorio sinergico di storie e movimenti differenti, da Cl all’Azione cattolica, dai Focolari all’Opus dei, dai neocatecumenali ai laici parrocchiali » . Ma qual è oggi il senso di un giornale cattolico rispetto al resto della stampa? « È un modo per reagire a manipolazioni e degrado – risponde Boffo alle domande del pubblico –. Soprattutto è uno strumento che riceve dalla Chiesa un orientamento alla causa dell’umanizzazione della società. Solo uno strumento, si badi bene, ma impegnato a inserire ragionevolezza e pienezza dentro i processi della storia. Allora un quotidiano può diventare un fedele compagno di vita, che mi assiste fornendomi stimoli per quel ' pensare pertinente' legato all’attualità » .
Una necessità, questa, sempre più sentita oggi, in un’epoca in cui tutti parlano di tutto e pensano di avere gli argomenti per farlo. « Lo scopo di un giornale cattolico è proprio questo – ha concluso Boffo –, alimentare una formazione continua e permanente, nei limiti in cui può farlo un quotidiano, fornire ai lettori la tavolozza di colori necessari per pensare e per dire, offrire argomentazioni pertinenti per valutare il nuovo che si affaccia » . Ed è questo – una sorta di « bussola » – che gli intervenuti tra il pubblico hanno chiesto a Boffo, primo tra tutti Moraglia: « L’alternativa – ha ricordato il vescovo nell’omelia della Messa celebrata dopo l’incontro – è finire chiusi nell’angolo angusto e invivibile del relativismo » . Il binomio comunicazione- cultura, ha aggiunto il presule, « oggi è imprescindibile: la comunicazione origina cultura e la cultura, a sua volta si trasmette attraverso la comunicazione » .
Sorpresa e interesse quando Boffo ha spiegato dettagli « tecnici » spesso sconosciuti, come il fatto che « un giornale è un prodotto che nasce in modo concitato e fatalmente entro una certa ora deve essere chiuso per venire stampato e partire, nella notte, per ogni più piccola e lontana destinazione d’Italia, a bordo di autostaffetta » . O quando ha ricordato le origini di Avvenire, unico giornale cattolico nazionale, fortemente voluto da Paolo VI, venuto alla luce nel 1968, quarant’anni fa: « Avvenire è un’invenzione difficile in un momento difficile – ha detto –. Oggi è una triplice sfida bellissima » . Primo: « Vogliamo essere un modo per leggere la Parola iscritta nei fatti della vita: anche la vicenda di una singola persona, se è Parola di Dio riflessa, merita la ribalta del giornale » . Secondo: « Puntiamo a spremere da questi fatti che accadono i giudizi orientati alla Parola » . Terzo: « A inserzionare questi giudizi nel dibattito pubblico » . Una bussola, appunto.