È un’eredità che ha valore. Importante per tante comunità locali. Anzi, spesso attorno a esse si costruiscono ponti, relazioni, amicizie e si concretizzano progetti di solidarietà. Sono vere e proprie piazze, luoghi di incontro, di carta e digitali, nei quali si realizza un dialogo franco e schietto. Stiamo parlando delle 187 testate cattoliche oggi operanti in gran parte delle diocesi italiane. Questi «fogli» hanno alle spalle lunghe e gloriose storie.
Nel 2014 si contano, tra i tanti, 110 anni di vita dell’Araldo abruzzese di Teramo, 90 di Luce e vita di Molfetta, 50 di Voce Isontina di Gorizia, 135 della Voce alessandrina e 25 anni da quotidiano del Cittadino di Lodi, un tempo settimanale. Ogni volta si tratta di anniversari importanti che offrono l’occasione per una riflessione sul ruolo e la vocazione di questi strumenti chiamati oggi a confrontarsi con la Rete.
Da sempre la «Tradizione» nella Chiesa ha un significato profondo, con la «T» maiuscola, appunto. Non si tratta di fare un esercizio di mera memoria, ma di prendere coscienza delle proprie radici, di quell’origine da cui deriva una presenza. Viene ribadito molto di frequente: per sapere dove andare occorre conoscere da dove si viene. Ciò vale anche per chi in questi tempi così travagliati e innovativi gioca la propria responsabilità alla guida dei giornali diocesani, mezzi di informazione generale a diffusione locale. La modernità pone interrogativi, inutile nasconderselo. L’avvento di Internet ha sconvolto il mondo dei media: inquieta i sonni di chi vi opera. Nessuno ancora sa come sarà il futuro della comunicazione sociale. Le nuove tecnologie non si possono sottovalutare. Anzi, i nuovi ambienti, perché di ambienti si tratta e ormai il dato è acquisito, vanno abitati e frequentati. Le relazioni che si intrecciano sono tangibili, anche se i luoghi sono digitali, non virtuali come si diceva fino a qualche tempo fa. Le modalità cambiano, senza dubbio, ma non muta lo stile di stare tra la gente. Anzi, proprio questo rende i tanti settimanali cattolici presenti in Italia un unicum nel loro genere. Giornali che si fanno compagni di viaggio, che curano le ferite e scaldano i cuori seguendo l’invito di Papa Francesco. Giornali che danno voce alle periferie geografiche ed esistenziali, a quella parte di Paese che non emerge, non fa rumore, ma è reale. Giornali che hanno pensieri e idee, si mettono in ascolto e in dialogo con il territorio per favorire «un’autentica cultura dell’incontro», come auspicato dal Pontefice nel Messaggio per la 48ª Giornata delle comunicazioni sociali. Giornali capaci di mettersi in gioco, di parlare del bello, del buono e del vero, con un linguaggio popolare, moderno, al passo coi tempi, senza prediche, senza diktat, senza moralismi. Si tratta, per noi che vi operiamo, di una sfida sempre nuova e appassionante che ora si gioca anche online. Occorrono energie rinnovate per affrontare la realtà che ci vede ogni giorno impegnati nell’agorà dell’informazione. Un impegno da vivere non «come un obbligo, o un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia» e dà senso autentico ai nostri giorni e alla nostra professione.
Francesco Zanotti
Presidente della FISC
"Europa e confini"
Sarà Gorizia a ospitare dal 3 al 5 aprile il convegno nazionale della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). Sul tema «Europa e confini» direttori e giornalisti della stampa diocesana si confronteranno proprio su una delle frontiere più complicate d’Europa, una terra (e una diocesi) che è ancora cerniera tra popoli, etnìe, culture e lingue. I 50 anni del settimanale della diocesi «Voce isontina» offrono lo spunto per tre giorni di dibattito sul cattolicesimo sociale, il ruolo del continente europeo e il giornalismo cattolico. Sono in programma anche visite e celebrazioni in Slovenia e ad Aquileia, oltre alla consegna del Premio Fallani. Ad aprire il meeting Fisc sarà il vescovo ausiliare di Sarajevo, monsignor Pero Sudar, su «Bosnia ed Erzegovina: cuore dei Balcani e carta di tornasole dell’Europa ». Tra i protagonisti del convegno anche l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Redaelli, che celebrerà la Messa nella giornata centrale.