"Fare il migliore uso possibile delle opportunità a vostra disposizione per disseminare la Parola di Dio alla gente dei vostri rispettivi Paesi": è l'incoraggiamento rivolto da Benedetto XVI ai partecipanti all'assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) che si è aperta ieri 30 settembre a Esztergom, in Ungheria (fino al 3 ottobre), su "Chiesa e media per un servizio comune alla verità". "In questo anno dedicato all'Apostolo San Paolo, che ha espresso la verità del Vangelo in termini accessibili a una larga e variegata audience - si legge nel messaggio inviato al card. Peter Erdő, arcivescovo di Budapest e presidente del Ccee - i «moderni Areopaghi» meritano un'attenzione particolare da parte dei Pastori della Chiesa". Di qui la preghiera del Pontefice "perché vengano trovate vie per guidare quelli impegnati nei media ad essere ancor più rispettosi della verità dell'informazione e della dignità della persona umana". Tra i temi all'ordine del giorno dell'assemblea: Chiesa e media, dialogo tra cattolici e ortodossi, dialogo tra cristiani e musulmani, collaborazione con le Chiese africane e asiatiche, lavori delle istituzioni europee. Nel corso dei lavori verrà eletto il nuovo segretario Ccee in successione a mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede a Strasburgo.
No alle forme di "cristianofobia". Di fronte alla "cristianofobia" emergente in Europa e nel mondo, "urge una presa di responsabilità da parte dei massmedia", che sempre più "influenzano atteggiamenti, giudizi e comportamenti nella nostre società". A lanciare il monito è stato il card. Peter Erdő nella prolusione di apertura dei lavori. "Una priorità della Chiesa in questo campo - ha sottolineato - dovrà quindi essere quella di investire nella formazione per avere persone" con "capacità critica davanti ai media" e in grado di "contribuire a trasmettere in essi un'immagine di Chiesa autentica e non una sua maschera". "Da alcuni anni - ha osservato il cardinale presidente - emerge in Europa e nel mondo" un fenomeno "che potremo definire di vera e propria cristianofobia". Condannando le persecuzioni, "fino al martirio in alcuni casi", delle comunità cristiane di India, Pakistan, Iraq e Vietnam verso le quali ha espresso sentimenti di vicinanza, il card. Erdő ha quindi sottolineato che "è compito nostro tutelare - per quanto è possibile - le nostre comunità da altre forme 'cristianofobe' più subdole e veicolate dai massmedia" attraverso "fenomeni di denigrazione", disinformazione e "ricerca di sensazionalismo".
La responsabilità dei media. "È lecito chiedere - ha detto il porporato - che ogni forma di discriminazione ed intolleranza nei confronti dei cristiani in Europa e nel mondo debba essere affrontata" dalla comunità internazionale e dai responsabili dei massmedia "alla stregua e con la stessa determinazione con cui si combattono" forme di sollecitazione all'odio "contro altre comunità religiose". Questo deve avvenire anzitutto "attraverso la tutela del diritto alla libertà religiosa, elemento inalienabile di ogni persona umana", ma è inoltre urgente una "presa di responsabilità da parte dei massmedia" che sempre più "influenzano atteggiamenti, giudizi e comportamenti nella nostre società". Il cardinale presidente ha poi richiamato "il servizio del Ccee", teso ad intensificare la "rete del bene comune" e "la comunione tra le Conferenze episcopali" per contribuire al rinnovamento culturale dell'Europa", dalla "cultura della vita" e "della dignità della persona, alla solidarietà e alla sussidiarietà".
Impegno educativo. Durante la conferenza stampa che si è svolta ieri mattina a Budapest per presentare l'assemblea, il card. Erdő aveva sottolineato che "la comunicazione", sull'esempio di San Paolo, "é oggi l'altro nome della missione cioè dell'impegno ad annunciare il Vangelo fino ai confini della terra anche con le nuove tecnologie". "Occorre - aveva aggiunto il cardinale - riportare il pensiero nel meccanismo comunicativo perché troppo spesso la razionalità viene posta ai margini lasciando prevalere l'emotività. In questo contesto è da recuperare il testo scritto come spazio per il pensiero". Soffermandosi quindi sulla necessità di "una formazione professionale che non sia solo tecnica ma abbia fondamenti umanistici, teologici ed ecclesiali", il presidente Ccee aveva spiegato che occorre "un impegno educativo che si rivolge alla coscienza perché anche nella realtà dei media sappia distinguere il bene dal male alla luce della fede cristiana e dei valori irrinunciabili". In queste due direzioni, ha concluso riferendosi alla ricerca del Ccee che verrà presentata oggi, "molte Conferenze episcopali stanno già lavorando confermando così che la Chiesa anche nella complessità mediatica non si sottrae alla responsabilità di indicare la strada della verità e di contribuire al risveglio della coscienza".