UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Con WeCa, alla scoperta del progetto “Design for change”

In Italia con Fidae è partito "Io posso". Online il 32° tutorial dei webmaster cattolici.
17 Luglio 2019

Un mondo guidato da bambini e ragazzi… che mondo sarebbe?

Oggi parliamo del progetto “Design for change”, un’opportunità per cambiare il mondo, promosso dalla Fidae, Federazione istituti attività educative.

La nostra storia comincia una decina di anni fa, in India, con Kiran Bir Sethi, mamma e maestra. Kiran era preoccupata della scarsa motivazione a scuola dei figli, e vedendo che erano trattati come semplici numeri all’interno di un sistema spersonalizzato e assolutamente lontano dai loro bisogni, decise di aprire un centro educativo a casa sua e con l’aiuto di alcuni amici, adottando la metodologia “Design for Change”. Quel centro è oggi la Riverside School, che nel 2017 è stato il secondo miglior centro dell’India per risultati accademici.

Design for Change” è un movimento internazionale che introduce l’innovazione in classe, dando ai bambini l’opportunità di mettere in pratica le proprie idee per cambiare il mondo, a partire dal loro ambiente. In India, il progetto ha ispirato bambini in tutto il paese per cambiare un aspetto della loro vita all’interno della comunità di appartenenza, per farli sentire protagonisti di questo cambiamento. Dal “Posso farlo?” si è passati al messaggio “Io Posso”.

E veniamo a noi. La Federazione istituti attività educative (Fidae) realtà che associa le scuole cattoliche italiane dalla Scuola Primaria alla Scuola Secondaria di II Grado ha presentato il progetto “Io Posso”, che unisce la metodologia “Design for Change” con il messaggio dell’enciclica di papa Francesco Laudato Si’esortava il mondo a prendersi cura della “casa comune”.

E allora Bambini, ragazzi, giovani, attraverso al progetto “IO POSSO!”, accolgono la sfida impegnandosi a migliorare l’ambiente in cui vivono, utilizzando la metodologia di “Design for Change”.

Il progetto di cambiamento si compone di quattro semplici fasi:

  1. sentire le necessità o i problemi;
  2. immaginare nuove soluzioni;
  3. agire e costruire il cambiamento;
  4. condividere la propria storia per contagiare e ispirare più persone possibile.

L’obiettivo è quello di realizzare una catena mondiale di bambini, ragazzi, giovani e cambiare, passo dopo passo, il mondo. Per farlo, si mettono in gioco quattro competenze basilari (le quattro C):

  • pensiero critico,
  • creatività,
  • collaborazione,
  • comunicazione.

È un progetto che dà fiducia ai giovani. Le nuove generazioni possono dare un futuro diverso all’umanità.

Le scuole cattoliche di Fidae credono in questo progetto! Fidae ha realizzato il Sito di riferimento: https://ioposso.fidae.it per insegnanti – educatori – formatori e sta creando reti territoriali per la formazione e la diffusione del progetto “Io posso!” in tutta Italia”.

Ma come sono coinvolti concretamente i ragazzi?

  1. Nella prima fase, quella del sentire, i ragazzi, assieme a un educatore-facilitatore, indagano sui problemi del loro ambiente e trovano gli indizi-chiave per risolvere ciò di cui sono preoccupati o non piace loro; identificano il focus d’azione a partire delle situazioni del loro ambiente che vorrebbero fossero diverse, migliori. Per effettuare questa operazione, si effettuano questi passaggi:
    1. Domandarsi cosa si sa del problema
    2. Organizzare le informazioni
    3. Indentificare diversi focus di azione
    4. Scegliere un focus di azione
    5. Guardare a ciò che si è acquisito dalla nuova comprensione
    6. Sintetizzare ciò che si è appreso
    7. Generare una sfida

 

  1. La seconda fase, dedicata a immaginare nuove soluzioni, è una fase essenzialmente creativa, in cui i ragazzi cercano di proporre quante più idee possibili per risolvere la situazione scelta nella fase precedente, che è stata chiamata “focus”. Dalla soluzione più interessante per il gruppo, viene realizzato un prototipo, un piano di azione viene testato ed elaborato. I passaggi in questa fase sono:
    1. Proporre molte idee
    2. Scegliere le migliori
    3. Creare un prototipo
    4. Specificare ogni proposta
    5. Disegnare un piano d’azione

 

  1. La terza fase, “agisci”, vede i ragazzi mettere in pratica la soluzione che hanno progettato. In questa fase, insomma, si passa dalla finzione alla realtà, dalla teoria alla pratica. È il momento in cui bambini e ragazzi dimostrano che POSSONO, che sono capaci. A differenza di altre metodologie, Design for Change è caratterizzato fondamentalmente dal suo essere “azione”: non solo si progettano soluzioni, ma si portano avanti, si mettono in pratica ed è proprio l’azione che rende coraggiosi, soprattutto i piccoli, perché capaci e consapevoli delle proprie risorse e talenti per cambiare il mondo.

 

  1. Il titolo della quarta fase, “Verifica e fai evolvere”, è un termine inventato da “Design for Change – Spain” con il quale si vuole combinare l’idea di valutazione/verifica ed evoluzione di ciò che è stato fatto, che parte dall’idea che l’apprendimento reale nasce dalla riflessione su ciò che è stato fatto. A questo punto i ragazzi fanno un esercizio che consente loro di migliorare i loro progetti e imparare da ciò che hanno fatto, al fine di migliorare il processo.

 

  1. Nella quinta e ultima fase, “condividi”, si invitano bambini e ragazzi a raccontare ad altre persone i loro progetti e la loro esperienza. In questa fase i ragazzi stessi diffondono i loro progetti per “contagiare” altri bambini e ragazzi, far loro vedere che, se vogliono, sono in grado di realizzare progetti sorprendenti.

La metodologia scelta:

  • È una metodologia focalizzata sulle persone e parte dalla necessità di capire ciò di cui esse hanno bisogno e quali sono le loro motivazioni.
  • È una metodologia collaborativa. Ci vuole dialogo, comunicazione, lavoro di squadra… e, naturalmente, anche spirito critico.
  • È una metodologia sperimentale. Ricrea uno spazio reale per provare qualcosa di nuovo, uno spazio in cui è consentito l’errore, uno spazio che è fonte di apprendimento, dal momento che questa metodologia fa nascere nuove idee, stimola la continua produzione di interazioni alla ricerca di miglioramenti. Il lavoro è sempre in corso.
  • È una metodologia ottimista. Si basa sulla convinzione fondamentale che tutti possiamo contribuire al cambiamento delle situazioni, indipendentemente dal fatto che i problemi da affrontare siano più o meno grandi e gravi, dal poco o tanto tempo disponibile, dalla grandezza o piccolezza del budget.

Quali sono i vantaggi per bambini e bambine e le loro famiglie?

L’uso della metodologia Design for Change ha un impatto rapido su bambini, ragazzi e luoghi educativi. Per quanto riguarda i bambini, suppone:

  • mettere a portata di mano dei bambini strumenti di “imprenditorialità per adulti” che possono utilizzare in ogni aspetto della loro vita.
  • Aiuta a promuovere la loro coscienza sociale.
  • Promuove l’autostima, la corresponsabilità, l’immaginazione e la fiducia di poter realizzare un’idea con l’aiuto degli altri.
  • È un’opportunità per lavorare in squadra con una dinamica divertente che funziona.
  • È un programma diverso, divertente e originale che facilita la ricerca di soluzioni ai problemi quotidiani attraverso la creatività e il design.

Quali vantaggi per i centri educativi?

L’impatto sui luoghi educativi è evidente poiché:

  • È una scommessa innovativa che introduce creatività e design nell’educazione.
  • È un modo divertente per affrontare i valori di corresponsabilità e cittadinanza globale.
  • È uno strumento di orientamento pedagogico di facile applicazione che offre risultati eccellenti nei gruppi.
  • È un eccellente punto di riferimento internazionale per i centri educativi poiché la condivisione delle esperienze avverrà con altri 66 Paesi del mondo e con più di 25.000.000 di ragazze e ragazzi.

E allora via, visitiamo il sito ioposso.fidae.it  e proviamo a mettere in pratica la nostra buona storia di cambiamento possibile!!!