UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Copercom, credere
nel risveglio della coscienza

Paolo Bustaffa (nella foto), vicepresidente del Copercom, ha inaugurato la prima diretta del secondo modulo 2011 del laboratorio online “Animatori cultura e comunicazione”. Un animatore della cultura e della comunicazione deve lavorare perché le coscienze si risveglino...
20 Ottobre 2011
“Ogni giorno, vicino o lontano dalla nostra casa, accadono cose che bussano alla porta della nostra coscienza e la scuotono. In questo caso, un animatore della cultura e della comunicazione non può non essere preoccupato per ‘l’eclissi’ di coscienza dei giorni nostri, ma non può nemmeno non credere nel risveglio di essa. Deve lavorare perché ciò avvenga”. Lo ha detto ieri sera Paolo Bustaffa, vicepresidente del Copercom (Coordinamento associazioni per la comunicazione, che comprende 28 realtà associative a livello nazionale – www.copercom.it), inaugurando la prima diretta del secondo modulo 2011 del laboratorio online “Animatori cultura e comunicazione”. Ospiti della serata don Armando Matteo, docente di teologia alla Pontificia università urbaniana, e Silvia Rossetti, insegnante di scuola media, che si sono confrontati con gli spettatori collegati sul tema “Coscienza ed educazione. Un binomio inscindibile”. Secondo don Matteo, la coscienza è “quel luogo dove noi spesso ci chiediamo chi sta vivendo al posto nostro. Questo accade perché a volte diciamo e facciamo cose indotte da altri”.

Per il teologo, dunque, il compito della Chiesa è “quello di riportare la discussione sulla verità e formare una coscienza civile. Anche gli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio in corso mettono in evidenza che uno dei valori fondamentali è quello della coscienza”. Guardando ai recenti fatti di cronaca, il teologo ha anche avvertito un “marcato disagio giovanile”: nell’educazione delle giovani generazioni, ha affermato, “i media giocano un ruolo fondamentale nel contesto educativo, perché devono trasmettere la verità”. Un compito educativo che, ha sottolineato Silvia Rossetti, deve “assumersi necessariamente anche la scuola”: “Con un lavoro quotidiano può formare nei ragazzi una coscienza civile che metta le basi per un futuro buono per tutti, indirizzato al bene comune”.