Esce in questi giorni "Fake news e giornalismo di pace", raccolta di commenti d'autore al messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il volume (Scholé, 176 pagine, 14 euro) è curato da don Ivan Maffeis, direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, e da Pier Cesare Rivoltella, pedagogista e studioso dei nuovi media, ed è frutto della collaborazione tra l'Ufficio Cei e il Cremit (Centro di ricerca sull'educazione ai media, all'informazione e alla tecnologia) dell'Università Cattolica. Oltre a Maffeis («Per farsi terra e paese») e Rivoltella («Informazione, desiderio, educazione. Essere maestri nel web»), firmano i contributi Natasa Govekar («Liberi per far risplendere la verità»), Vincenzo Costa («Le fake news come comunicazione difettiva»), Paolo Peverini («L'insidia del mimetismo. Fake news ed effetti di realtà»), Ruggero Eugeni («Le avventure della verità») e Arnoldo Mosca Mondadori («Il 'tempo del serpente' e il 'Tempo del Risorto') mentre le schede operative sono a cura di Alessandra Carenzio, Sergio Perugini, Marco Rondonotti ed Emanuela Vinai. «La diffusione della comunicazione - si legge nell'introduzione dei curatori - ha guidato il passaggio dalla società dell'informazione alla società informazionale, ovvero da una società in cui l'informazione è 'importante' a una società 'fatta' di informazioni. In questa società eventi e discorsi si mischiano, la realtà e i commenti si confondono: la totale trasparenza non genera libertà, ma nuovo occultamento. Se tutto è informazione, ciò comporta che non si riesca più a distinguere quello in cui sia giusto credere (come nelle fake news), quel che si apre non è uno spazio di libertà, ma di disorientamento e possibile manipolazione».
da Avvenire del 17 aprile 2018, pag. 28