Cosa vuol dire lo deciderete voi; limportante è che sia chiaro cosa NON vuol dire il manifesto della 50ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Innanzitutto NON vuole trasmettere lidea che la vita cristiana sia una scalata al Monte di Dio.
È vero, si vedono due persone intente ad arrampicarsi: ma la Misericordia che ci è chiesto di comunicare è quella del Dio del Monte che è sceso tra di noi. Nessuna ambiguità possibile: la fede nel Vangelo non è stoicismo, né sterile conquista di meriti, ma accoglienza di un dono e apertura alla gratuità, cercata insieme.
In secondo luogo, NON intende stabilire alcuna gerarchia tra i sessi. Nellimmagine si vede un uomo tendere la mano ad una donna, per salire insieme, ma è linsieme che conta, nella ricchezza della varietà: non chi sta più in basso o più in alto.
Per comprenderlo meglio basta pensare alla radice ebraica della parola misericordia: rahamim, ovvero viscere materne (rehem è lutero). Dio è padre e madre insieme, ed è solo nella complementarietà del maschile e del femminile che se ne può offrire limmagine (a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò Gen 1, 27). È solo la ricchezza dellincontro tra i diversi a generare fecondità: mai come in questo tempo è opportuno ricordarlo.
In terzo luogo, le due silhouettes bianche non sono un richiamo allanonimato, anzi. Linvito è proprio quello di dare un volto (il proprio) alle persone raffigurate, perché non può esserci comunicazione se non cè un incontro di volti. Anche nellambiente digitale, evocato dallo sfondo del manifesto.
E questa è la quarta, ed ultima, contro-indicazione: lambiente digitale non è affatto virtuale, ma reale come qualunque altro ambiente in cui prendano forma le relazioni tra le persone. Anche la misericordia, ovvero il cuore del messaggio evangelico, potrà essere efficacemente comunicata solo in un contesto di vita vissuta da protagonisti, responsabilmente, non per interposta persona o sotto mentite spoglie.
Il cristiano, anche quando è online, non si nasconde dietro un nickname.