“L’accuratezza delle fonti e la custodia della comunicazione sono veri e propri processi di sviluppo del bene, che generano fiducia e aprono vie di comunione e di pace”. Nel Messaggio per la 52a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, papa Francesco affrontando il tema del giornalismo e delle fake news allarga lo sguardo alla buona comunicazione, tracciando anche il profilo di una comunicazione viziata e dai contorni valoriali sbiaditi. Spesso il cinema ha offerto sguardi interessanti su tali tematiche, in particolare di recente ha proposto una fotografia della società contemporanea inquinata da iper-connessione. Si tratta del film “The Circle” (2017) di James Ponsoldt, con Tom Hanks e Emma Watson. Il film è il sedicesimo titolo proposto dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e dalla Commissione nazionale valutazione film della CEI per il ciclo dedicato alla Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2018.
Con “The Circle” ci domandiamo quanto siamo liberi online
L’idea di “The Circle” viene dal romanzo omonimo di Dave Eggers del 2013, che ha partecipato anche all’adattamento cinematografico insieme al regista James Ponsoldt. Alla base della storia c’è un tema di stretta attualità: la Rete e i digital media sono davvero liberi? Quanto ci condizionano? Quanto della nostra vita è tenuto in ostaggio? È dunque una riflessione sul risvolto negativo della società globale, tra piazza reale e virtuale. La storia è lineare e insieme problematica. Siamo negli Stati Uniti di oggi e Mae (Emma Watson) è una giovane in cerca di un lavoro solido per sbarcare il lunario. Un giorno riceve la chiamata dall’azienda The Circle, fondata dal visionario Eamon Bailey (Tom Hanks), società che si occupa di tecnologia della comunicazione e social media. Per Mae è un sogno che si avvera, il passaggio di quell’ascensore sociale che le permetterà di cambiare la propria condizione e quella della sua famiglia. Tutto a The Circle le sembra bello e stimolante: una vita professionale condivisa nella logica openspace, spazi di dialogo e socializzazione. Anche la sfera privata sembra beneficiare di tale adrenalina. Ma qualcosa a lungo andare inizia a suonare stonato: è più il grado di controllo e sorveglianza che il senso di libertà sperimentato. Mae avverte insofferenza, una continua minaccia alla propria esistenza.
Diciamolo subito, il film non è perfettamente riuscito. Nonostante le ottime premesse e cast di primo piano, la narrazione incede con poca fluidità, rivelandosi a tratti poco convincente. Ma perché allora consigliarlo come film per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2018? Perché “The Circle” trova una forte carica di interesse nella realtà sociale e mediatica contemporanea. Basta osservare infatti la cronaca, gli eventi accaduti dall’inizio dell’anno, in primis lo scandalo dell’utilizzo improprio dei dati di Facebook, per comprendere la centralità del tema, di come la storia si riveli paradigmatica.
“The Circle” mette in evidenza con efficacia l’illusione di essere liberi del proprio destino, tra online e offline, mettendo tutto in condivisione attraverso i vari device e piattaforme social. Non si pensa mai a quanto sia pericoloso un abitare la Rete in maniera imprudente e superficiale. Internet, come più volte ha ribadito papa Francesco, è uno spazio prezioso di incontro e dialogo, ma non può essere il solo. L’incontro vero, reale, è sempre il primo grado di relazione e inclusione: è la prossimità umana che ci salva e arricchisce. Internet ci aiuta ad essere certo più prossimi, ma da solo non basta. E “The Circle” mostra una prossimità viziata, alterata, perché unicamente secondo la logica mediatica e della mercificazione antropologica. Visto il potenziale narrativo, “The Circle” poteva diventare un film di forte suggestione, al centro del dibattito comune. Così come è stato realizzato, è di certo interessante e valido, ma dal respiro corto. Bravi Tom Hanks ed Emma Watson nel gestire i rispettivi ruoli, sempre accurati nella caratterizzazione. Si segnala inoltre la presenza di John Boyega, attore in ascesa con “Star Wars” e “Detroit”.
Valutazione pastorale della Commissione film Cei:
Il punto di partenza è il romanzo omonimo scritto da Dave Eggers e diventato in breve un grande best seller. La sceneggiatura è opera dello stesso Eggers insieme al regista James Ponsold. Le premesse sono quelle di una operazione fatta partendo da un adattamento che ha cominciato a concretizzarsi quando ancora Eggers era al lavoro sul suo precedente film. Quando il progetto ha ottenuto il consenso di Tom Hanks per il ruolo principale, il lavoro ha preso il via, ben indirizzato sul versante della vicenda da thriller psicologico. In sostanza il problema che Mae si trova ad affrontare e che vede a poco a poco sfuggirle dal controllo, riguarda il dissidio tra il rinunciare totalmente alla propria privacy e la possibilità da parte degli altri di guardare ogni momento di vita. Siamo nel pieno delle contraddizioni causa e difetto del dominio delle nuove tecnologie. Siamo (saremo) sempre più ammessi a decidere del nostro destino, ma l'altra faccia della medaglia sarà la perdita totale di autonomia e di indipendenza. Torna in ultima analisi il problema del libero arbitrio, scelta incombente in ogni apologo riguardante storie di fantascienza o simili. L'interrogativo è dunque attuale, incalzante e pressante. Lo svolgimento semmai lascia qualche perplessità in ordine a incertezze, ripetizioni e qualche vuoto di tensione nella dinamica narrativa. Si avverte la presenza di una certa stanchezza che riduce il livello filosofico/esistenziale del copione. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.