Cè poco da fare: nel baluginante mondo canzonettaro la misericordia cè entrata di rado. E così come il perdono, il più delle volte la si è invocata/evocata sperando di beneficiarne molto più che per offrirla. Ovvio in un mondo frivolo, da sempre più giocato sulle apparenze che sulle sostanze, certo più propenso allauto-indulgenza che a riservare comprensione e compassione, ancor meno verso i limiti del prossimo. Per gran parte, dunque, infinite richieste dindulgenza, da implorare con gli occhi bassi: molto spesso per un tradimento sentimentale, talvolta per qualcosa di più grave, ma appunto quasi sempre da chiedere, quasi mai da donare gratuitamente.
E tuttavia qualche eccezione cè, e non mi riferisco solo alle omelie rimate della christian-music. A volte poco più che un accenno, altre volte con tentativi più seri dapprofondire il concetto, o per lo meno, di lasciarsene permeare: talvolta ed qui che emergono le intuizioni più interessanti provando a dribblare gli stereotipi e i luoghi comuni sullargomento.
In questo senso uno dei frammenti più belli è certamente lepilogo de Il testamento di Tito di Fabrizio De Andrè, presente in quel memorabile capolavoro di rilettura laica dei vangeli apocrifi che fu La buona novella; ai piedi della Croce, davanti al corpo morente di Gesù, Tito - il buon ladrone al suo fianco - così conclude la sua requisitoria sul mondo:
Una chiusura ancor più efficace e spiazzante proprio perché ribalta completamente la litania di durissimi j-accuse delle strofe precedenti, aprendo simultaneamente su una prospettiva nuova lanima di questo piccolo malfattore nel quale non è certo difficile specchiarsi.
La poetica di De Andrè sarebbe poi tornata sulla questione in Smisurata Preghiera, suggello di quellalbum, Anime Salve, considerato il suo testamento artistico e spirituale. Qui lindimenticabile Faber ribaltò di nuovo il gioco, chiedendo sì misericordia al Signore, ma non per sé, quanto per i reietti e i peggiori della terra, siano essi ipocriti o guerrafondai, emarginati e naufraghi del vivere; ed anche in questo caso la svolta sta tutta nel finale:
Quattro diverse, laicissime e personalissime definizioni dellessenza stessa della misericordia, cui molte altre si potrebbero aggiungere.
In chiusura del suo messaggio, papa Francesco scrive: Comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità. E in fondo ciò che sottintende la struggente Mio fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati. Scritta agli albori della globalizzazione selvaggia e del melting-pot generato dalle dolorose migrazioni che stanno stravolgendo i nostri panorami socio-culturali, il brano sembrerebbe sottolineare le medesime urgenze di Francesco:
Abbiamo a che fare, lo ripeto, con piccole per quanto luminose eccezioni. Sarà che questo sentimento - questo approccio alle altrui mancanze che non esige neppure la reciprocità di un pentimento
appare così difficilmente praticabile che risulta impervio anche solo affrontarlo in forma di canzone. Soprattutto è difficile capirlo nel profondo, senza ricondurlo a ben più bassi profili: siano essi un indiscriminato e dunque asettico senso di partecipazione alle sofferenze altrui, o generici sentimenti di condivisione, damore, di solidarietà. Raramente il mondo del pop ha saputo andare oltre.
Ma se nella celeberrima Perdono la Caselli si limitava a un mea culpa post-adulterino e tracimante di autoindulgenza, meno banale è lomonima canzone di Tiziano Ferro (Xdono) arrivata trentacinque anni più tardi, nel 2001:
Ma si sa, le canzoni non sono il luogo ideale per dispensar consigli, e le loro sintassi viaggiano lontano dai concetti, prediligendo giustamente le emozioni. A volte, come nella struggente Anche per te di Mogol-Battisti è la canzone stessa a farsi atto di misericordia per latteggiamento a cui si guarda a qualcuno o a una certa situazione; altrove, come nellindimenticabile Lagnello di Dio di De Gregori, si preferisce evocarne il perfetto opposto e i suoi ipocriti travestimenti:
Anche Samuele Bersani, affrontò largomento da una prospettiva opposta: in uno dei suoi primissimi successi, Il Mostro, lasciando sottintendere che la misericordia implica innanzi tutto luscita da sé per entrare nei drammi altrui:
Un approccio non troppo diverso da quello de La cura di Battiato, altro omaggio carezzevole rivolto a chi è in difficoltà; e qui il messaggio di papa Francesco torna dattualità, specie là dove scrive : La misericordia può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio:
Cè anche chi, come il rapper Frankie HiNrgy, nel brano Essere umani ha provato a riflettere su ciò che dovrebbe/potrebbe spingerci verso lindulgenza e la comprensione verso il nostro prossimo; quasi un richiamo alla sempiterna regola doro, non a caso patrimonio comune di tutte le religioni, non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te:
Mi sovviene anche Vinicio Capossela altra voce anomala del cantautorato italico , e la sua Ovunque proteggi, per molti versi una sorta di inno alla misericordia (senza per altro nominarla mai). Misericordia e compassione, in questo caso non solo per sé, ma anche con cui guardare chi più ci è vicino:
Quanto al presente, unocchiata ai testi dellimminente Sanremo, confermano il trend generale cui saccennava in apertura. Ma anche qui, qualche briciola misericordiosa la sintravede. Per esempio in Irene Fornaciari che in Blu, riferendosi al dramma dei profughi mediorientali, canta:
Per certi versi un po di profumo compassionevole aleggia qua e là anche tra i Sogni e Nostalgia di Neffa, in mezzo a Di me e di te degli Zero Assoluto, e nella Nessun grado di separazione di Francesca Michielin. Poco più che intenzioni in verità, ma che lasciano filtrare, se non altro, un modo meno autoreferenziale di porsi verso la vita e gli altri. E allora, forzando un po la mano, tiriamo in ballo anche lo sberleffo dissacrante e bizzarro di Elio e Le Storie Tese che, parafrasando un vecchio successo di Ranieri, tra un richiamo a San Paolo e un altro ai tuberi, chiudono il loro pezzo buttando lì uno spiazzante: E il messaggio che noi qui vogliam comunicar con questi ritornelli è Vincere lodio.
Ma tra le infinite canzoni italiane cui sto cercando di far mente locale in questo parzialissimo sorvolo (chissà quante canzoni sto dimenticando ), forse quella che più dogni altra mi pare abbia saputo entrare nel nocciolo della questione è un vecchio brano (un rap) di Alessio Bertallot, un tempo membro degli Aeroplani Italiani, oggi produttore e dj di gran fama. Sintitolava Io vi voglio bene, ed è proprio questo intercalare usato come ritornello a chiusura di ogni strofa, a disorientarci e a commuovere, nonostante più dun passaggio biforcuto, nonostante il pezzo abbia più di ventanni, nonostante il concetto di misericordia sia sempre sottinteso e magari inconscio:
Una vera e propria rivoluzione copernicana quella sottintesa dal testo di Bertallot (così come è la misericordia stessa, del resto), ma che, come tutte le rivoluzioni, implica coraggio, come ben ha ricordato papa Francesco; e a volte anche sofferenze e lacrime: solo che, per realizzarla davvero, hanno da essere le nostre