UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La via dell’inclusione

Una vita accanto agli ultimi: il ritratto di Jorge Mario Bergoglio in “Chiamatemi Francesco” (2015), scelto dalla Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI - Fondazione Ente dello Spettacolo per riflettere sull’opera di misericordia “Consolare gli afflitti”.
14 Aprile 2016

Dalla parte degli ultimi
«L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole» (Francesco, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia Misericordiae Vultus, n. 10). Papa Francesco ha fatto con la sua esistenza, con il suo ministero, con la sua guida della Chiesa, una testimonianza vivente della misericordia. Richiama alla Chiesa e alla comunità tutta l’urgenza di distogliere lo sguardo da sé per volgerlo all’altro, al bisognoso, all’ultimo in cerca di consolazione e inclusione.
Una riflessione sul tema degli afflitti, degli esclusi, emerge con chiarezza dal film Chiamatemi Francesco (2015) di Daniele Luchetti, scelto per affrontare l’opera di misericordia spirituale “Consolare gli afflitti”. La proposta fa parte del ciclo Cinema e Giubileo della Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI - Fondazione Ente dello Spettacolo, in accordo con l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI.

Chiamatemi Francesco, una vita sempre dalla parte dei poveri
Importante produzione cinematografica italiana, con un forte respiro internazionale, Chiamatemi Francesco (2015) di Daniele Luchetti, uscito nelle sale italiane a dicembre 2015, disponibile in Dvd e pronto a sbarcare nel piccolo schermo in una versione lunga in quattro puntate, è un ritratto edificante e misurato, distante dalla facile agiografia, di Jorge Mario Bergoglio, dalla giovinezza sino al soglio di Pietro.
Diretto da Daniele Luchetti, regista che nella sua carriere ha dato prova di un impegno costante sui temi sociali come il lavoro, l’educazione scolastica, la famiglia nelle dinamiche sociali più attuali (Il portaborse, La scuola, Mio fratello è figlio unico, La nostra vita), il film propone uno sguardo ravvicinato sulla vita di Bergoglio, tratteggiando la sua missione verso gli ultimi sin dall’inizio del suo ministero sacerdotale.
Buenos Aires anni Sessanta, il giovane Jorge Mario vive un’esistenza serena, in famiglia e dedito agli studi, con passioni e interessi. Dopo la scelta di entrare a far parte della Compagnia di Gesù, si scontra con gli anni difficili della dittatura militare del generale Videla. Bergoglio, divenuto poi Padre provinciale dei Gesuiti per l’Argentina, si oppone con ogni mezzo alle violenze e ai soprusi sulla popolazione, aiutando molti oppositori politici a trovare rifugio. Negli anni, per volontà di Giovanni Paolo II, Jorge Mario Bergoglio diventa prima vescovo e poi cardinale a Buenos Aires; con le dimissioni di papa Benedetto XVI, Begoglio giunge a Roma per il Conclave del 2013, da quale uscirà pontefice, papa Francesco.
Luchetti e il produttore della Taodue, Pietro Valsecchi, si cimentano con un soggetto complicato, non sotto il profilo della storia narrata, che risulta esemplare ed avvincente, ma per voler raccontare la vita di un uomo, di un pontefice eletto poco più di tre anni fa. Difficile è infatti sviluppare il racconto senza scivolare nel ritratto da santino, senza dunque incorrere in enfasi e scivoloni emotivi. La sceneggiatura, ma soprattutto la regia di Luchetti, sono stati un ancoraggio efficace; il film infatti si snoda in maniera corretta e convincente, proponendo un ritratto di Bergoglio complesso e veritiero.
A dare volto a Jorge Mario Bergoglio in maniera credibile sono due noti interpreti sudamericani: l’argentino Rodrigo de la Serna (dagli anni giovanili sino ai 60 anni) e il cileno Sergio Hernandez nel periodo da cardinale, prossimo al Conclave.
Il film Chiamatemi Francesco è consigliato per affrontare l’opera di misericordia spirituale “Consolare gli afflitti”, per il suo presentare una storia vera di un’esistenza giocata al servizio degli altri, in particolare degli esclusi, di coloro che abitano le periferie, dove Bergoglio ha portato una luce di speranza e di misericordia, la parola del Vangelo. Il tutto è presentato con rispetto e senza indulgere in toni mielosi o emotivamente ricattatori.

Per approfondire con la Cnvf e Cinematografo.it

Commissione Nazionale Valutazione Film CEI: «[…] un Pontefice proveniente […] dall'altra parte del mondo, nella persona del card. Jorge Bergoglio con il nome di Papa Francesco. È già entrato nel cuore e nella mente di tutti questo modo rapido di chiamarlo, di salutarlo e di parlarci, diretta conseguenza, forse, di quel 'buona sera' così semplice e familiare che il Pontefice volle rivolgere ai fedeli in Piazza S. Pietro la sera della sua elezione. Era il marzo del 2013 e quel tono intimista e spoglio sarebbe diventato un modo di fare e atteggiarsi non più eliminabile. Sono passati appena due anni ed ecco nei cinema "Chiamatemi Francesco", un film su Papa Bergoglio. Nella non facile impresa di realizzare un film su una figura già tanto carismatica si è cimentato Daniele Luchetti, regista italiano dal curriculum importante (Il portaborse, 1991; La scuola, 1995; Mio fratello è figlio unico, 2007; La nostra vita, 2010) fortemente segnato da storie tra cronaca sociale, denuncia, sentimenti esasperati. Il film ripercorre 50 anni di storia con pulizia e precisione: dalle vittime dei militari alla generosa dedizione di Bergoglio per indifesi e ultimi, il quadro è sincero, giusto, coerente. Allo stesso tempo segnato da un tono didattico che forse utile per coinvolgere di più il pubblico ma al contempo rinuncia ad ogni sguardo profondo, inquieto, sofferto. È il Francesco della gioia e della chiesa aperta a tutti. È il Papa che non teme un film, anche se non del tutto riuscito. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme realistico. » (www.cnvf.it).

Rivista del Cinematografo - Cinematografo.it: «Interpretato dai 25 ai 60 da Rodrigo de la Serna […] e in procinto dell’elezione al soglio da Sergio Hernandez, Bergoglio è inquadrato nel percorso dalla natia Buenos Aires all’acclamazione in piazza San Pietro, con tre focus: la giovinezza, dove si sbaciucchia con la fidanzata, “tifa” per Peron e, infine, ha una vocazione religiosa – una fulminazione non sulla via di Damasco, ma alla tavola familiare di Baires… – ed entra poco più che 20enne nell’ordine dei gesuiti; gli anni della dittatura, del “terrorismo di Stato” di Videla, che Bergoglio incontrò – lo fa pure nel film – da Padre Provinciale dei gesuiti per l’Argentina nel 1977, per chiedere conto dei padri Franz Yalics e Orlando Yorio, sequestrati, torturati e rinchiusi in un luogo segreto; l’intercessione in favore degli ultimi, gli abitanti poveri ed emarginati delle periferie, da Arcivescovo di Buenos Aires. Infine, dopo il prologo con Bergoglio che guarda il cupolone a ridosso del 13 marzo 2013 e lamenta che “alla mia età si va in pensione, che ci faccio a Roma?” il film si chiude circolarmente a piazza San Pietro, con il materiale di repertorio dell’Habemus Papam. Rimane, forte, una domanda inevasa: chi è Bergoglio? Chiamiamolo pure Francesco, ma Jorge Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, chi è? Questo film non ci aiuta, e già il passaggio di testimone interno tra il giovane e il vecchio Jorge, ovvero i due attori, non è senza soluzione di continuità» (F. Pontiggia, Chiamatemi Francesco, «Rivista del Cinematografo» - Cinematografo.it, 26 novembre 2016)