UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Creare comunità in presenza e a distanza

L'esperienza delle parrocchie italiane al tempo del Covid in un'indagine dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
22 Gennaio 2021

Il 70% delle parrocchie usa le tecnologie digitali per entrare in relazione con gli altri, mentre per il 24% il ricorso alle tecnologie è limitato a facilitare l’accesso alle informazioni. Solo il 6% ha un profilo avanzato con il quale favorisce la partecipazione alle attività. Sono alcuni dei primi dati dell’indagine condotta, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, da un’equipe multidisciplinare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore su un campione di 420 parrocchie, il 68,1% delle quali situata nel nord Italia.
L’obiettivo della rilevazione era quello di indagare le relazioni sociali interpersonali e associative capaci di costruire ambiti di comunità e la presenza delle tecnologie digitali. I risultati evidenziano frequenti relazioni tra la parrocchia e gruppi o associazioni parrocchiali, diocesi, associazioni di terzo settore, enti pubblici e, seppur più raramente, con enti privati. “La qualità di queste relazioni è più alta nelle grandi parrocchie rispetto a quelle medie e piccole, a significare che nei contesti di grandi dimensioni emerge l’importanza di creare reti di relazioni significative con altri soggetti operanti nell’ambiente circostante la parrocchia”, spiega Lucia Boccacin, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi e coordinatrice dell’indagine.
Per il 53% dei parroci, del resto, la funzione principale della parrocchia è quella di offrire senso di appartenenza  alla comunità, mentre per il 27% è quello di offrire risorse pratiche, fornire ambiti intersoggettivi di socialità (13%), operare un significativo empowerment fiduciario (7%).
Nell’ambito della pastorale, gli strumenti più utilizzati per porsi in relazione con gli altri sono WhatsApp/Telegram (56%) e le e-mail (54%). Quanto ai social media, una parrocchia su due ha un profilo Facebook, più raramente un account Twitter (solo il 15% circa) o Instagram (26%). “Emerge un contributo distintivo delle parrocchie in favore della costruzione sia della comunità locale, sia di quella simbolica in cui le relazioni interpersonali e digitali svolgono un ruolo cruciale”, commenta Boccacin, per la quale “tale apporto, che da sempre innerva capillarmente il tessuto del nostro paese, oggi potrebbe costituire un tesoro nascosto che merita di essere meglio disvelato, soprattutto a fronte degli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria in termini di isolamento sociale”.
Per questo, dopo la prima ondata della pandemia, nell’ottobre 2020 è stata effettuata una seconda rilevazione, alla quale hanno risposto 144 parrocchie che avevano partecipato alla prima ricognizione. I risultati preliminari di questa seconda parte dello studio mettono in luce un uso più frequente delle tecnologie digitali nell’ambito delle attività pastorali e un atteggiamento mediamente più favorevole verso il loro impiego.