Competenza, credibilità personale, capacità di ascolto, linguaggio chiaro e adeguato. Ecco in sintesi le caratteristiche di un «comunicatore» nella Chiesa, riassunte da padre Federico Lombardi, gesuita, che il 5 febbraio a Madrid ha parlato della sua esperienza come responsabile della Sala Stampa della Santa Sede. Un intervento articolato ed appassionato, iniziato con una breve storia dei rapporti tra la Santa Sede e i mezzi di comunicazione - cominciati con il Concilio Vaticano II - e proseguito riassumendo la straordinaria sfida affrontata con il Conclave dell’anno scorso e con l’esposizione sul caso «Vatileaks» e sul tema degli abusi sessuali sui minori compiuti da chierici. L’occasione della presenza in Spagna era la consegna del premio «Bravo» 2013, assegnatogli dalla Conferenza episcopale spagnola per aver reso «un valido servizio alla comunicazione della Chiesa». «I comunicatori cristiani – ha detto padre Lombardi – hanno il privilegio di essere chiamati a un’attività, a un impegno che può unirsi in una sintesi profonda con il senso della missione della Chiesa». E le cifre dicono più di qualunque considerazione: la Sala Stampa vaticana conta 600 tra giornalisti, fotografi e cameramen accreditati permanenti, che sono diventati fino a seimila nei passaggi di Pontificato. Si tratta di operatori con atteggiamenti diversi sulla Santa Sede e sulla religione. Si passa infatti dalla competenza alla sostanziale indifferenza, a volte anche ostilità.
Comunque sia, ha notato il religioso gesuita, «offriamo a tutti le stesse possibilità di informare bene, di capire i contenuti e le intenzioni che animano il Papa, i suoi collaboratori e la Chiesa. I giornalisti hanno la loro responsabilità e libertà nell’uso e nell’interpretazione delle informazioni e noi la dobbiamo rispettare». Nella pluralità di informazioni provenienti dai diversi dicasteri ed uffici, anche se «la Sala Stampa non può e non deve essere l’unica fonte di comunicazione vaticana», tuttavia deve porsi come «un punto di riferimento» attendibile e sicuro. Dopo avere riassunto le caratteristiche diverse delle modalità di comunicazione di papa Francesco e dei suoi due immediati predecessori, padre Lombardi ha sottolineato che esiste un «rapporto di osmosi» tra governo della Chiesa e ricerca delle migliori modalità di comunicare le decisioni prese. Infine ha parlato dell’atteggiamento da assumere verso gli operatori dell’informazione. Serve un «linguaggio chiaro, semplice e comprensibile », «essere se stessi», «sempre veritieri e schietti», dare risposta alle domande senza «attendere troppo», curare «la tempestività» evitando di far crescere ondate di agitazione e lasciar diffondere «informazioni false o inesatte poi difficili da rettificare», ed essere capaci di ammettere prima possibile eventuali sbagli.