UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Credibili e chiari per essere se stessi

Competenza, credibilità perso­nale, capacità di ascolto, lin­guaggio chiaro e adeguato. Ec­co in sintesi le caratteristiche di un «comunicatore» nella Chiesa, rias­sunte da padre Federico Lombardi, gesuita, che il 5 febbraio a Madrid ha parlato della sua esperienza come responsa­bile della Sala Stampa della Santa Se­de.
6 Febbraio 2014

Competenza, credibilità perso­nale, capacità di ascolto, lin­guaggio chiaro e adeguato. Ec­co in sintesi le caratteristiche di un «comunicatore» nella Chiesa, rias­sunte da padre Federico Lombardi, gesuita, che il 5 febbraio a Madrid ha parlato della sua esperienza come responsa­bile della Sala Stampa della Santa Se­de. Un intervento articolato ed ap­passionato, iniziato con una breve storia dei rapporti tra la San­ta Sede e i mezzi di co­municazione - comin­ciati con il Concilio Va­ticano II - e prosegui­to riassumendo la straordinaria sfida af­frontata con il Concla­ve dell’anno scorso e con l’esposizione sul caso «Vatileaks» e sul tema degli abusi ses­suali sui minori com­piuti da chierici. L’oc­casione della presenza in Spagna era la consegna del premio «Bravo» 2013, assegnatogli dalla Conferenza epi­scopale spagnola per aver reso «un valido servizio alla comunicazione della Chiesa». «I comunicatori cri­stiani – ha detto padre Lombardi – hanno il privilegio di essere chiamati a un’attività, a un impegno che può u­nirsi in una sintesi profonda con il senso della missione della Chiesa». E le cifre dicono più di qualunque con­siderazione: la Sala Stampa vaticana conta 600 tra giornalisti, fotografi e cameramen accreditati permanenti, che sono diventati fino a seimila nei passaggi di Pontificato. Si tratta di o­peratori con atteggiamenti diversi sul­la Santa Sede e sulla religione. Si pas­sa infatti dalla competenza alla so­stanziale indifferenza, a volte anche ostilità.
Comunque sia, ha notato il religioso gesuita, «offriamo a tutti le stesse pos­sibilità di informare bene, di capire i contenuti e le intenzioni che anima­no il Papa, i suoi collaboratori e la Chiesa. I giornalisti hanno la loro re­sponsabilità e libertà nell’uso e nel­l’interpretazione delle informazioni e noi la dobbiamo rispettare». Nella pluralità di informa­zioni provenienti dai diversi dicasteri ed uf­fici, anche se «la Sala Stampa non può e non deve essere l’unica fonte di comunicazio­ne vaticana», tuttavia deve porsi come «un punto di riferimento» attendibile e sicuro. Dopo avere riassunto le caratteristiche di­verse delle modalità di comunicazione di pa­pa Francesco e dei suoi due immediati predecessori, pa­dre Lombardi ha sottolineato che e­siste un «rapporto di osmosi» tra go­verno della Chiesa e ricerca delle mi­gliori modalità di comunicare le de­cisioni prese. Infine ha parlato del­l’atteggiamento da assumere verso gli operatori dell’informazione. Serve un «linguaggio chiaro, semplice e com­prensibile », «essere se stessi», «sempre veritieri e schietti», dare risposta alle domande senza «attendere troppo», curare «la tempestività» evitando di far crescere ondate di agitazione e la­sciar diffondere «informazioni false o inesatte poi difficili da rettificare», ed essere capaci di ammettere prima possibile eventuali sbagli.