UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il nuovo documento sui mass media

“Un documento vivo, adatto all’oggi ma con lo sguardo già rivolto a quel futuro che è, ormai, il verbo dominante dell’universo-comunicazione”. Così mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs), sintetizza al SIR il nuovo documento sui mass media, che fungerà da aggiornamento dell’Istruzione pastorale “Aetatis Novae” del 1992.
13 Marzo 2009

“Un documento vivo, adatto all’oggi ma con lo sguardo già rivolto a quel futuro che è, ormai, il verbo dominante dell’universo-comunicazione”. Così mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs), sintetizza al SIR il nuovo documento sui mass media, che fungerà da aggiornamento dell’Istruzione pastorale “Aetatis Novae” del 1992. “Pensare alla redazione di un nuovo documento sui media” è stato uno degli obiettivi del seminario per i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali nelle Conferenze episcopali, che si conclude oggi a Roma con l’intervento del card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Promosso dal Pccs, l’incontro ha avuto come tema “Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale. Cambiamenti nelle tecnologie e nella cultura delle comunicazioni: una riflessione teologica e pastorale”. A poche ore dalla conclusione del seminario, cui hanno partecipano vescovi dei cinque continenti, mons. Tighe traccia al SIR un primo bilancio dei lavori. “È un bilancio largamente positivo – afferma –. Ho riscontrato un grande interesse e una partecipazione veramente attenta. Era la prima volta che i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali si ritrovavano per parlare, discutere e fare esperienza dei problemi legati alla loro specifica attività pastorale”. La “prima riflessione” emersa durante il seminario, afferma mons. Tighe, “riguarda l’importanza dell’incontro in sé: c’era davvero bisogno di una riunione come questa. In molti aspettavano una tale chiamata perché in un campo così vasto e articolato come quello della comunicazione, il bisogno di condividere le rispettive esperienze è un fatto vitale”. Il segretario del Pccs spiega che “una delle prime indicazioni è stata proprio quella d’intensificare e rendere più frequenti simili contatti, che consentono di riflettere e confrontare attività in larga parte comuni. La Chiesa è forse il più grande «villaggio globale» di una comunicazione che vuole estendersi, ma anche aggiornarsi giorno per giorno”. Per quanto riguarda la “stesura del nuovo documento (in pratica l’aggiornamento dell’«Aetatis Novae») il contributo dei pastori – sottolinea mons. Tighe – è parso essenziale. Le loro esperienze, unitamente alle elaborazioni culturali sui new media, saranno al centro di documento che vuole essere nuovo non soltanto in ordine all’attualità, ma in riferimento al metodo”. L’obiettivo del Pontificio Consiglio, conclude il segretario, è che “la nuova «Aetatis Novae» sia scritta a tante mani e tanti cuori, quanti sono quelli dei vescovi e delle loro Chiese locali che si trovano a vivere nel concreto, ma anche con una visione profetica, il problema «comunicazione» in ogni parte del mondo”.