UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dalla Rete alla Borsa: Twitter, bolla o boom?

La rete di microblog Twitter – che il 7 novembre ha i­niziato a essere quotata alla Borsa di New York con il simbolo TWTR – ha infatti avuto un’acco­glienza spettacolare, tanto che si parla di ri­chieste, da parte degli investitori istituzionali, almeno 30 volte superiori ai 70 milioni di azio­ni in offerta.
8 Novembre 2013
È una delle offerte iniziali d’acquisto più at­tese e in maggior richiesta, ma secondo gli esperti del mercato finanziario, è difficile, per il momento, identificarne persino il poten­ziale. La rete di microblog Twitter – che il 7 novembre ha iniziato a essere quotata alla Borsa di New York con il simbolo TWTR – ha infatti avuto un’acco­glienza spettacolare, tanto che si parla di ri­chieste, da parte degli investitori istituzionali, almeno 30 volte superiori ai 70 milioni di azio­ni in offerta. Un interesse che ha fatto 'gonfiare' il prezzo di lancio dal target iniziale di 17-20 dollari a 23-25, fino all’inaspettato livello di 26 dollari fissato mercoledì sera prima del 'grande giorno'. Ciò significa, non solo una crescita del 50% oltre al prezzo di riferimento comunicato due settima­ne fa, e una raccolta di oltre 1,8 miliardi – 2,1 mi­liardi di dollari se si aggiunge l’opzione di 10,5 milioni di azioni da esercitare entro 30 giorni – ma anche una valutazione di mercato pari a 14,4 miliardi di dollari. Una capitalizzazione che po­trebbe poi crescere a livelli esponenziali dato che il titolo ha aperto in aumento del 73,5% a quota 45 dollari per poi far registrare punte di rialzo oltre il 90%. E, certamente una valutazio­ne ben superiore ai 9 miliardi stimati a inizio an­no quando il fondo Blackrock aveva offerto 80 milioni di dollari per rilevare le azioni in mano ai dipendenti.
Non male per un microblog nato nel 2006 per 'modernizzare' un sistema che permetteva di pubblicare in Rete messaggi audio o video via te­lefono. Da oggi, i due cofondatori superstiti, E­van Williams e Jak Dorsey, con una quota che va­le rispettivamente 1,4 miliardi e 586 milioni di dollari, vanno a unirsi a Mark Zuckerberg di Facebook nell’Olimpo dei ragazzi prodigio del Web. Impossibile, quindi, non mettere a confronto le due società, soprattutto in quanto Twitter è la se­conda più grande nuova quotazione di una so­cietà Internet americana dopo quella da 16 mi­liardi di dollari di Facebook, lo scorso anno, e il flop dell’offerta iniziale di quest’ultima solleva varie questioni finanziarie sul fenomeno dei so­cial media.
È vero, infatti, che Twitter vanta 215 milioni di utenti e che i messaggi lanciati ogni giorno dal­la sua piattaforma toccano ora i 500 milioni (100 milioni in più dell’anno scorso e 10 volte il nu­mero del 2010), contando quindi su una base e­norme dal punto di vista pubblicitario, ma i ri­cavi del 2012 sono ammontati a solo 316 milio­ni di dollari, con una perdita netta di 79 milioni di dollari e, per i primi nove mesi di quest’anno con un giro di affari pari a 422 milioni di dolla­ri le perdite sono cresciute a 134 milioni.
Secondo gli analisti, però, l’azienda di social network che dà lavoro a duemila dipendenti sa­rebbe sulla via dei profitti nel 2015 quando i ri­cavi toccheranno gli 1,9 miliardi di dollari. Nel frattempo, poi, avrebbe imparato dagli errori di Facebook, 'contenendo' il prezzo iniziale in Borsa – che quindi avrebbe spazio per crescere fino al target fissato per il primo anno tra 29 e 54 dollari – ma anche espandendo il suo business dai messaggini brevi a piattaforma media com­pleta tanto che, secondo un sondaggio del cen­tro di ricerca Pew, è utilizzata dal 52% degli a­mericani adulti quale fonte d’informazione.